La politica dia risposte sull’immobiliare

di Giorgio Spaziani Testa , presidente   di   Confedilizia

Si avvicinano le elezioni. Alle forze politiche che si candidano a governare l’Italia, Confedilizia, riunita oggi e domani a Roma per la sua conferenza organizzativa nazionale, fa una richiesta molto chiara: che si inizi ad affrontare il tema del rilancio del settore immobiliare, uscendo dal circolo vizioso che porta molti a limitare l’attenzione al tema della tassazione sulla prima casa.

L’immobiliare non è solo la prima casa. L’immobiliare è un comparto dell’economia che – grazie al suo sterminato indotto – consente come nessun altro, se non è bloccato da vincoli normativi e fiscali, di favorire lo sviluppo e la crescita dell’intero Paese.

Il quadro non è positivo. L’Istat segnala che l’edilizia è l’unico settore che in Italia non sta registrando segnali di ripresa. Eurostat, dal canto suo, rileva che il nostro Paese è il solo in Europa in cui i prezzi delle abitazioni (e cioè il valore dei risparmi delle famiglie) continuano a scendere.

Sull’immobiliare gravano 50 miliardi di euro annui di tributi, la metà dei quali di tipo patrimoniale. Quella fiscale, quindi, è la prima emergenza da affrontare, con misure incisive. Bisogna perseguire il ritorno al livello di imposizione locale pre-Monti (dai 9 miliardi dell’Ici si è arrivati ai 21 di Imu e Tasi e sono ancora tassate molte “prime case”, quelle impropriamente definite di lusso), abbandonando il criterio patrimoniale. Va prevista la deducibilità dei tributi locali dall’imposta sul reddito, come avviene in molti Paesi. È necessario estendere la cedolare secca sugli affitti, il cui successo è stato certificato dal Def, a tutti i contratti di locazione. Occorre stabilizzare la cedolare del 10% sugli affitti a canone calmierato e fissare un limite alla tassazione Imu-Tasi sulle case locate con questi contratti. Va eliminata l’assurda regola della tassazione dei canoni di locazione non percepiti e ripristinata la deduzione del 15% per i redditi da locazione (ridotta al 5% dal Governo Monti). Devono essere adottate misure specifiche per salvaguardare i grandi investitori dell’immobiliare, così come si impongono politiche nuove per la riqualificazione delle città.

È necessario liberalizzare i contratti di locazione di immobili non abitativi, ingessati da una legislazione vincolistica risalente a 40 anni fa (la legge sull’equo canone del ’78). Bisogna fornire maggiori garanzie ai proprietari ai fini del rientro in possesso dell’immobile in caso di finita locazione o morosità. Deve consentirsi alla proprietà immobiliare diffusa di sviluppare il turismo, anziché ostacolarla in modo miope.

All’immobiliare serve tutto questo e molto altro. Confedilizia attende risposte dalla politica.