Rigenerazione e sviluppo di un ecosistema metropolitano : visioni, modelli, opportunità nella “COSTRUCTION CONFERENCE” a Padova

Rigenerazione vuol dire trasformazione di un’area, di un pezzo di territorio degradato e che ha perso la sua funzione economica e necessita di trovarne una nuova. Rigenerazione come concetto strettamente dipendente da obiettivi chiari di sviluppo economico e miglioramento delle condizioni sociali e di vita. Aree produttive dismesse, periferie urbane, ma anche pezzi di città o di territorio essenziali per far sì che una società possa inserirsi nel generale e profondo processo di cambiamento che caratterizza presente e futuro breve. Per individuare i percorsi e le soluzioni adeguate a far sì che la rigenerazione da potenzialità diventi un progetto strategico di trasformazione si sono trovati a Padova alla terza edizione della COSTRUCTION CONFERENCE promossa daCiviltà di Cantiere, in partnership con ANCE e ANCE Veneto, Intesa Sanpaolo e Assindustria Venetocentro, architetti, professionisti, imprese e rappresentanti delle istituzioni nazionali e del Veneto.

Come ha sottolineato nella sua relazione di apertura il direttore di Civiltà di Cantiere Alfredo Martini “La rigenerazione costituisce la maggiore opportunità per il sistema Italia perché chiama istituzioni e operatori privati a creare le condizioni affinché il fattore territorio assuma un ruolo centrale nel processo di sviluppo del Paese. Nella rigenerazione rientrano infatti non soltanto il recupero delle aree produttive o dei capannoni dismessi o delle periferie urbane, ma anche messa in sicurezza sismica e idrogeologica, qualità ambientale e potenziamento infrastrutturale. Quel che serve è una riflessione che parta da quanto è stato fatto e si sta facendo, individuando un percorso, guardando alla trasformazione che ha caratterizzato molte città europee, analizzando le criticità del sistema italiano, per delineare e condividere una metodologia vincente.” Una rigenerazione che secondo l’architetto Stefano Boeri ha una funzione decisiva “per ibridare l’attuale conformazione e rigidità delle nostre città in quanto è qualcosa che si rende visibile

progressivamente attraverso una pluralità di forme e di interventi. È un po’ come l’agopuntura, con la quale si interviene in maniera “dolce” aiutando il corpo della città a migliorarsi.”

“La Conferenza – ha ricordato il presidente di ANCE Veneto Giovanni Salmistrari – nasce dalla condivisione tra i partner dell’urgenza di individuare un percorso virtuoso che ponga la rigenerazione di aree produttive dismesse ed urbane degradate come una priorità. Il nostro progetto ha l’obiettivo di arrivare a una visione comune tra pubblico e privato così da costruire un percorso di Governance e di gestione di procedure, individuando le risorse necessarie da utilizzare secondo una rigorosa programmazione, senza scorciatoie, e ricollocando norme e strumenti urbanistici in una logica di risultato e non di autoreferenzialità. Strade obbligate se si vogliono superare le maggiori criticità del sistema Italia: eccesso di burocrazia, rigidità urbanistica, tempi incompatibili con l’investimento privato.” La Conferenza è stata l’occasione anche per valorizzare la ricerca promossa da Ance Veneto e realizzata da Civiltà di Cantiere su alcune esperienze europee e italiane di rigenerazione dalle quali è emersa la persistenza di alcuni punti fermi, definiti come “pilastri” sui quali costruire un percorso virtuoso.  

Per quanto riguarda le risorse per la riqualificazione urbana l’ANCE stima una disponibilità di almeno 9 miliardi di euro. Per il presidente nazionaleGabriele Buia “per usare bene i fondi, vi è la necessità di definire al più presto una strategia nazionale/regionale sulle città, un salto di qualità verso le migliori esperienze europee in materia e un modello istituzionale di intervento sulle città. La vera sfida è quella di garantire la collaborazione tra i vari livelli istituzionali, nel rispetto delle competenze di ciascuno, e di mettere in competizione i progetti. Per ottimizzare l’uso delle risorse disponibili e realizzare una visione di lungo periodo di rigenerazione delle città, è necessario introdurre una governance unica, chiara e stabile nel tempo, evitando logiche di distribuzione “a pioggia” delle risorse, definendo strategie unitarie di sviluppo urbano a livello territoriale che garantiscano l’integrazione dei fondi. Ci vuole una regia nazionale per le politiche urbane.”

Complessivamente, le risorse programmate a livello regionale,sono circa 2,3 miliardi di euro e comprendono azioni cofinanziate dal FESR e dal FSE nell’ambito di un asse prioritario dei rispettivi Piani operativi o attraverso l’uso dello strumento degli Investimenti Territoriali Integrati (ITI).

Uno dei programmi a maggiore impatto sul piano della Governance è il PON Metro, riguardante le 14 città metropolitane, illustrato da Giorgio Martiniresponsabile dell’Autorità di Gestione PON Città Metropolitane 2014-2020 dell’Agenzia per la Coesione Territoriale. Il Piano ad oggi consta di 338 progetti finanziati per un valore complessivo di 505 milioni, dei quali 71 finalizzati ad abbattere i consumi energetici nelle città metropolitane. Tra gli obiettivi vi è quello di mettere in comune dati e informazioni favorendo una digitalizzazione nei processi di Governance e di gestione delle funzioni urbane. A questo fine risponde il metropolitan smart index che consente dii monitorare la capacità delle città di crescere in innovazione. Un tema ripreso da Stefano De Panfilis della Fiware Foundation di Berlino, con la presentazione delle soluzioni tecnologiche open space a disposizione delle città per acquisire e gestire i preziosi dati di contesto: traffico, inquinamento dell’aria, tempi di percorrenza e di mobilità, così da consentire politiche urbane consapevoli e di possibile continuo aggiustamento.

Il tema del valore della trasformazione è stato affrontato da diversi punti di vista quello delle imprese di costruzioni con Diego Carron, Presidente Carron Costruzioni Generali, quello della logistica da Enrico Marchi, Presidente Gruppo SAVE, quello dell’ingegneria e del rapporto tra rigenerazione e infrastrutture da Giovanni Battista Furlan, Presidente Net Engineering International e Vicepresidente OICE. Sull’importanza di saper innovare valorizzando identità locale e cultura è intervento il presidente di ANAS e della Metropolitana di Napoli, Ennio Cascetta.

Sul ruolo fondamentale della finanza è intervenuto Renzo Simonato, Direttore Regionale Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige Intesa Sanpaolo. “Il Veneto, con il 12,4% del territorio occupato da edifici produttivi e residenziali, rappresenta la seconda regione d’Italia per consumo di suolo dopo la Lombardia. A fronte di un calo delle unità produttive nel manifatturiero, stiamo assistendo ad una progressiva ‘terziarizzazione’ dell’economia veneta che ha portato ad un crescente accentramento di servizi nei capoluoghi di provincia, dove è già in atto una rigenerazione urbana. La nostra missione è quella di essere banca per l’economia reale al servizio della crescita, che crede e investe nelle imprese e nelle famiglie. Nei primi sei mesi di quest’anno Intesa Sanpaolo ha erogato a famiglie e imprese del Triveneto circa 3,7 miliardi di euro.”

Di fronte al ruolo crescente delle città come poli di sviluppo e di innovazione diventa essenziale puntare su un grande sistema dell’economia urbana. “Ciò presuppone – secondo il presidente del CNAPPC, Giuseppe Cappochin – un eccezionale progetto politico perché la politica senza progetto, senza visione strategica del futuro delle città e del Paese è la maggior responsabile della dispersione urbana, dello sviluppo di periferie spersonalizzate, isolate, mal pianificate, delle città dell’automobile, delle case senza personalità, dell’inquinamento, dei tempi di spostamento eccezionalmente lunghi, della relazione conflittuale con l’ambiente naturale.”

In molti interventi si è sottolineato lo stretto rapporto tra riqualificazione immobiliare e rigenerazione. Giovanni Salmistrari ha ricordato come la frammentazione della proprietà immobiliare costituisce una criticità che va superata con soluzioni innovative e coraggiose. Anna Carbonelli, Amministratore Delegato e Direttore Generale di Intesa Sanpaolo Casa ha sottolineato come la compravendita di immobili derivanti da operazioni di riqualifica, così come il segmento delle nuove costruzioni necessiti di approcci differenti e competenze molto specialistiche, tanto in ambito marketing quanto in ambito tecnico e normativo. “Intesa Sanpaolo Casa è stata in grado, in questi anni di ripresa del settore immobiliare, non solo di generare valore ma soprattutto di acquisire esperienza anche nell’ambito della riqualificazione. La società, infatti, monitora con attenzione alcuni parametri chiave per valutare il trend del settore. Tali analisi sono rese possibili dall’utilizzo di tecnologie all’avanguardia come algoritmi di machine learning che analizzano i dati sugli immobili e sui consumatori, identificando tempestivamente le opportunità di business in determinati contesti geografici.”

Nell’attuale scenario nazionale il Veneto e il Nord Est possono assumere un ruolo di “apri pista” guidando quella che Alfredo Martini ha definito una nuova fase della rigenerazione dopo quella che ha caratterizzato il ventennio passato e che ha visto protagonista soprattutto il Nord Ovest del Paese intorno ai grandi progetti di trasformazione di Torino e di Milano.

“La rigenerazione del territorio – ha dichiarato Massimo Finco, Presidente di Assindustria Venetocentro – è una precondizione indispensabile per la competitività delle nostre imprese. Un territorio vivibile, connesso e attrattivo, attrezzato a confrontarsi con il resto del mondo che corre veloce. I nostri competitor sono Londra, Chicago, Pechino, le aree metropolitane che sono nel mondo i grandi motori di sviluppo. E possono esserlo anche in Italia, come dimostra il dinamismo del nuovo ‘triangolo industriale’ che ha i vertici a Milano, Bologna e Padova-Treviso. La nostra area-regione ha tutte le caratteristiche per ambire ad essere un modello di rigenerazione urbana, recupero e riuso di capannoni, dismessi o inutilizzati, figli dell’economia pre-crisi. Se a una Legge regionale condivisibile sul piano dei principi (contenimento del consumo di suolo) sapremo aggiungere una cultura nuova, che coinvolga le nuove traiettorie dell’economia digitale, la flessibilità normativa per le imprese che hanno programmi di espansione, la diffusione delle migliori tecnologie edificatorie. E anche un forte investimento pubblico e meccanismi premiali, come un reale funzionamento dei crediti edilizi, incentivi fiscali o contributi pubblici della Regione e degli enti locali per sostenere gli investimenti privati e il processo di trasformazione, risanamento e rilancio del nostro territorio. Una rinascita che cambi in meglio le realtà urbane e le aree produttive, e una straordinaria opportunità per il Veneto e il Nord Est di accelerare il ciclo economico.”

In questo ambito determinante risulta la capacità della Regione di assumersi un ruolo di guida condividendo visione, metodo di governo dei processi e definendo in modo chiaro e condiviso i diversi ruoli tra pubblico e privato. Un ruolo evidenziato nei loro interventi sia da Massimo Cavazzana in rappresentanza di ANCI Veneto che da Pasqualino Boschetto, presidente della Federazione regionale degli Ordini degli ingegneri.

Come ha ricordato il Governatore Luca Zaia nel videomessaggio inviato agli organizzatori e ai partecipanti, “il Veneto è stata la prima regione a dotarsi di una legge sul consumo di suolo non con l’obiettivo di bloccare tutto, ma per fare un percorso insieme e per ribadire che tutti vogliamo recuperare un territorio che se resta degradato impedisce opportunità di sviluppo e di business anche per gli operatori privati. Un territorio bello e ben conservato è una ricchezza per tutti.”

Per Ilaria Bramezza, segretario generale alla programmazione della Regione Veneto, “programmare e avviare progetti e interventi di riqualificazione per aree industrializzate dismesse o degradate, della portata quali possono essere Marghera e gli ex-cementifici della Bassa padovana, rientra nelle finalità della legge regionale sul contenimento del consumo di suolo e della rigenerazione urbana. Al fondo della norma vi è un nuovo approccio culturale, nella consapevolezza che la rigenerazione di ambiti urbani estesi coinvolge una pluralità di fattori (sociali, economici, ambientali, urbanistici, edilizi) da coordinare ed integrare fra loro e ciò può avvenire solamente sotto la regia della Regione e il coordinamento e la partecipazione dei Comuni interessati.” La Bramezza ha evidenziato in particolare l’importanza che nella legge viene data alla demolizione. “Demolire significa liberare energie e risorse, oltre che suolo. Demolire per rigenerare, ridare nuova vita e senso a luoghi che l’hanno perduto. Siamo pertanto ben decisi a focalizzare risorse verso processi di rigenerazione urbana, dove è forte l’interesse pubblico a creare valore collettivo, lavoro e sostenibilità.”

Temi ripresi nell’intervista curata da Marco Panara con gli assessori regionali Cristiano Corazzari, assessore alla pianificazione territoriale e urbanistica edElisa De Berti, assessore alle infrastrutture.

Le potenzialità della rigenerazione territoriale ed urbana hanno trovato concretezza nei progetti illustrati da Mauro Cazzaro, AD dell’impresa omonima (Ca’delle Alzaie), da Damaso Zanardo, della Open Dream (Ex area Pagnossin) e da Daniele De Bettin e Mauro Galantino della DBA Group (La Porta di Terra a Venezia).

Nelle sue conclusioni il direttore di Civiltà di Cantiere Alfredo Martini ha ricordato che “per progettare e realizzare interventi di rigenerazione è essenziale che i parametri a cui affidarci tengano conto del cambiamento, dei nuovi paradigmi, come quello della sostenibilità, utilizzando nel modo migliore l’innovazione derivata dal digitale ma anche dalla ricerca tecnologica. Lo scenario del cambiamento è così pervasivo e radicale da far emergere nuove esigenze sul fronte della domanda rispetto all’organizzazione degli spazi urbani, contribuendo a delineare nuove funzioni e un’inversione di tendenza rispetto ai modelli dominanti fino a pochi anni fa. E se questo è vero allora diventa necessario assumere un approccio più immaginifico e aperto al futuro.”

Fonte : Civiltà  di  Cantiere