Architettura ostile

di James HANSEN, Nota Design

Esiste comunemente l’idea che il design abbia come scopo quello di immaginare articoli e prodotti in qualche modo gradevoli, che migliorino la vita agli utenti. Non è sempre vero. Oltre alla semplice incompetenza, che a volte genera oggetti per niente piacevoli da utilizzare, c’è l’esempio di certi ristoranti fast food progettati per incoraggiare i clienti a liberare velocemente i tavoli per lasciare posto ad altri, oppure quelle poltrone aeroportuali fatte ad arte per evitare che i passeggeri in transito possano mettersi a dormire.

Il capolavoro riconosciuto del genere è però la “Camden bench”, la panchina di Camden. Camden è un distretto amministrativo del centro di Londra convinto che lo scopo unico degli spazi pubblici sia quello di permettere ai pedoni di arrivare speditamente a destinazione senza essere infastiditi dagli assembramenti di chi non ha di meglio da fare: i barboni, gli ubriachi, i senzatetto, gli skaters o gli spacciatori, chi chiede i soldi o predica nuove fedi per strada.

A partire dal 2012 il distretto ha cominciato ad inserire nell’arredo urbano delle panchine che permettano unicamente di appoggiarsi brevemente per riprendere il fiato. Scoraggiano invece, deliberatamente, ogni altra possibile attività “antisociale”: lo spaccio, lo skateboarding, i graffiti e il vandalismo, i teenager ciondolanti e, soprattutto, i disgraziati senza casa che pensano di dormirci sopra. Il ripiano superiore è volutamente scomodo, fatto ad angoli. Non ci sono crepacci che possano servire da nascondigli, la superficie è trattata per respingere le vernici e la colla dei manifesti. La panchina è “autopulente” e pesa due tonnellate.

Pungolati dall’accusa di avere creato un arredo che miri principalmente a liberare Camden dai senzatetto, i suoi designers – lo studio Factory Furniture – hanno detto: “La mancanza di una casa per tutti non dovrebbe essere tollerata dalla società. Se la prossimità dei senzatetto mette a disagio, forse è bene che la riconosciamo per il problema che è anziché tentare di rendere la condizione più comoda”.