Grande Distribuzione in Lombardia: la moratoria è formalmente finita , ma come stanno realmente le cose..?

Renato Cavalli
Renato Cavalli

di Renato Cavalli , Presidente di Prassicoop 
Con l’entrata in vigore, il primo di gennaio, della Delibera di giunta Regionale della Lombardia N. X/1193 del 20 dicembre “Disposizioni attuative finalizzate all’apertura o alla modificazione delle grandi strutture di vendita conseguenti alla DCR 12 novembre 2013 Nr. X/187 -Nuove linee per lo sviluppo delle imprese del settore commerciale” è stato portato a compimento il processo di cambiamento della normativa regionale sulla grande distribuzione .previsto dalla L.R. 4 del 2013, e di conseguenza si è concluso il periodo di moratoria introdotto da tale legge.
È una buona notizia? COSA SIGNIFICA..? Vuol dire che dal primo gennaio in Lombardia si può ricominciare a presentare le domande per l’apertura o la modifica di grandi strutture di vendita e che la Regione ricomincerà ad esaminare le domande presentate prima di luglio e che erano state congelate.
La domanda è se ora aprire grandi strutture di vendita sarà più facile o più difficile di prima. La riposta è semplice: nella maggioranza dei casi sarà più difficile, ma soprattutto più lungo, grazie ad una disposizione introdotta nella nuova normativa che impone la procedura di accordo di programma per tutte le strutture superiori ai 10.000 mq di superficie di vendita e anche per i parchi commerciali sopra i 5.000 mq. nei comuni fino a 10.000 abitanti .L’accordo di programma è una procedura che richiede il consenso della Regione, che può decidere quasi del tutto discrezionalmente se e quando avviare la procedura, e che richiede per essere conclusa mediamente un anno in aggiunta ai 6 mesi della procedura ordinaria. In pratica una specie di moratoria occulta La nuova procedura rende quindi più lunga e difficile l’apertura degli esercizi sopra i 10.000 mq. di vendita ed è quindi un forte incentivo al downsizing delle grandi strutture, forse con qualche vantaggio in termini ambientali, ma certamente rendendo la Lombardia meno attrattiva per gli investitori esteri.
Sotto il profilo procedurale la nuova norma ha in qualche modo semplificato i criteri di valutazione delle domande rendendoli in parte più chiari, dando maggiore peso alle valutazioni di sostenibilità soprattutto ambientali, al sostegno delle produzioni locali ,alla ripartizione delle risorse tra i comuni dell’area vasta anziché al solo comune in cui avviene l’insediamento.
Il documento è comunque molto lungo e complesso, e non può essere sintetizzato e spiegato in un paio di paginette. Lo stiamo studiando a fondo, ed entro gennaio pubblicheremo un’analisi approfondita su Prassitele ed uno speciale sul sito www.prassicoop.it.
Una disposizione molto interessante contenuta nella nuova normativa, e forse l’unica corrispondente agli auspici del CNCC, è l’apertura di una finestra di un anno per la regolarizzazione dei centri commerciali “di fatto” sprovvisti di autorizzazione unitaria, che questa volta non si limita alle attività autorizzate con la vecchia legge 426/71.
Un altro elemento positivo è la possibilità di modificare, praticamente senza formalità, e quindi senza bisogno della conferenza regionale di servizi, fino al 5% della superficie di vendita da non alimentare ad alimentare, risolvendo una serie di problemi per le. GSV non alimentari che hanno l’esigenza di introdurre piccoli corner alimentari o semplicemente di vendere le cialde di caffè.
Un’altra novità è la possibilità di adempiere alle prescrizioni regionali (divenute più stringenti) sulla vendita di prodotti agricoli o di prodotti tipici lombardi anche tramite accordi con altri punti di vendita o catene, anche all’estero.
Tutto sommato, per aprire un centro commerciale saranno necessari costi maggiori e supporti professionali più competenti e aggressivi.