I miei "racconti non immobiliari"

“Una serata caprese
di Paola G. Lunghini
Premessa
Quando ero giovane, e avevo un poco di tempo, mi divertivo a scrivere brevi racconti. Possibilmente divertenti, o almeno io tali li ritenevo ( in comune avevano una cosa : si svolgevano ognuno  e ogni volta in una località diversa) . Racconti  che – essendo io allora agli inizi della carriera, e internet era ben al di là da venire – rimanevano nel cassetto. Il primo era stato  “Italiani all’ estero” ( si veda qui sotto, linkhttps://www.internews.biz/?p=6892 )
“Una serata caprese” 
Due ore di conversazione intelligente nel grande giardino della grande villa del grande imprenditore lombardo. Scandali e tangenti, condono sì o no, gestione della tesoreria, difficoltà delle controllate, inefficienze del sistema creditizio.
Cala il sole, infiammando i Faraglioni e sollevando quasi, dal mare della Piccola Marina, un pulviscolo accecante sulle innumerevoli barche eleganti che anche quest’ estate sono ritornate e oziano davanti allo  “Scoglio delle Sirene”.
Che silenzio, che colori, che Paradiso.
Che zanzare. Cominciano a colpire con violenza: sono giorni d’afa, le formiche poi, milioni.
-Non si sa più come distruggerle, le trovi dappertutto. Pure i gechi ci sono, sono schifosi ma almeno mangiano gli insetti.
E’ un brulichio di vita fastidiosa quella che Laura descrive con atteggiamento insofferente, che non posso non condividere, quando improvvisa arriva la bella proposta di Antonio.
– Sapete che si fa?! Sono quasi le nove. Andiamo giù alla Piccola Marina e ci mangiamo una bella pizza all’ “Onda Azzurra”. E’ un po’ che non ci vado e pensare che la fanno così buona !
Allegra per la prospettiva, e un po’ preoccupata dall’ insistenza delle zanzare, mi annaffio con l’Autan mentre Laura raccoglie in fretta in un nastro di velluto i lunghi capelli tutti grigi.
Guglielmo sostituisce altrettanto in fretta l’abbigliamento da giardino con qualcosa di più serio e di più adatto. Stranamente gli occhi azzurri, capaci ancora di gettare lampi imperativi a dispetto dell’età così avanzata (vero capitano d’industria, ancora sul ponte di comando nonostante le 85 primavere) , sembrano quelli di un bambino a cui è stato offerto un dono imprevisto.
Felici scendiamo all’ “Onda Azzurra”. Ci mettiamo nella sala sotto ? No no, c’è il forno a legna che dà un caldo infernale. La terrazza allora ? Ma di’, non ci sarà troppa aria ? Ma no,  la terrazza è piena di gente … mettiamoci qui che va benissimo.
Il titolare della pizzeria arriva subito, è l’amabilità fatta persona: siamo clienti affezionati e importanti.
– Dotto’, Ingegne’ , Signore belle, che piacere ! Cosa possiamo preparare ?
– Pizza, pizza per tutti e quattro.  Margherita, quattro belle Margherita.
– Ma Guglielmo, perchè prendi la pizza, che non ti piace ?
– Ma sì, Laura, ho proprio voglia di una bella pizza.
– Lo sai che ti fa male.
– Questo lo dici tu.
– Ricordati che l’ultima volta …
– Smettila, voglio la pizza anch’io.
Fa tenerezza, lei lo tratta con l’affetto che si merita, un po’ moglie un po’ infermiera, e lui la ripaga con capricci.
Antonio versa il vino, fresco e leggero.
Facciamo subito un cin cin.
– Il mio bicchiere è pieno di moscerini !
Laura strilla alzando gli occhi verso le rustiche lampade che ondeggiano un poco al vento lieve. Ogni lampadina è quasi avvolta dagli insetti, sono centinaia.
Migliaia. Milioni.
Piovono i moscerini sulle pizze fumanti, restando appiccicati alle foglie di basilico e all’abbondante strato di mozzarella.
– La mia pizza è piena di moscerini !
Laura strilla ancora più forte e tutti gli altri avventori cominciano l’esame dettagliato ai loro piatti.
E’ vero, ci sono moscerini dappertutto, sulle insalate, sui fritti di pesce, sulle torte capresi.
– Cambiamo tavolo ?
No, è lo stesso, l’invasione è completa.
– Spegnete le luci !
I camerieri eseguono di colpo e la terrazza piomba insieme nell’oscurità e nel silenzio. E adesso come facciamo a mangiare ? Scompiglio e primo fuggi fuggi.
Arrivano sui tavoli le candele nelle bocce. Un accendino, chi ha un accendino ? Senza pensarci, consegno a un cameriere il mio prezioso Dupont blu, prolungamento della mia mano e della mia anima. Accende il nostro lume e quello di altri tavoli. Sono di colpo furiosa con me stessa.
– Ehi, il mio accendino !
– Sì sì, Signò, ve lo rendo subito, non vi preoccupate, lo so che è un accendino di valore.
Me lo riporta , e respiro di sollievo. Non sopporto di vederlo toccare da altre mani.
La mia Margherita è perfetta, neppure un moscerino: dev’essere merito dell’Autan. Gli altri invece, che disastro …
Lasciamo in fretta la terrazza e ci rifugiamo nella sala sottostante. C ‘ è il forno a legna, è vero, ma almeno non ci saranno moscerini … In compenso siamo tutti sul nervoso.
– Voglio un’altra pizza, una Margherita senza insetti.
– Guglielmo, perchè non ordini qualcosa d’altro. Magari un bel piatto di carote, ti fanno bene.  (Antonio è pieno di premure per l’anzianissimo amico).
– Non voglio le carote, voglio  prosciutto e melone. E’ più buono. E poi il gelato, limone e nocciola.
Fermissimo.
Arriva tutto e tutto è buono nonostante il caldo insopportabile. La crisi sembra definitivamente superata, riusciamo persino a sopportare le scuse dei camerieri e del titolare.
Arriva il gelato, con il caldo che fa ci voleva proprio, ma il gusto di limone si mischia con quello del metallo delle coppe.
– C ‘ è anche un sapore vago di detersivo, osserva Laura, chissà che detersivo usano.
– E’ inutile, non ci sanno fare proprio. Sono incivili e presuntuosi.
Antonio è scocciatissimo con i suoi conterranei e minaccia pubblicità negative, vendette e chi più ne ha… Non si fa, non si può !
Io sono in un bagno di sudore e non fumo da un pezzo: Laura non sopporta la gente che fuma e non è certo il caso di innervosirla ulteriormente. Chiedo permesso agli amici e vado a fumare in strada. C’è un muretto, ci salto sopra e assaporo soddisfatta la mia adorata sigaretta, di fronte a un panorama mozzafiato. Grandi barche ondeggiano sul mare nero luccicante della Piccola Marina; in fondo l’ombra cupa dei Faraglioni che difendono la baia, sopra il grappolo unico e infinito delle stelle. Manca solo la celebrata luna piena caprese, ci vorrà ancora qualche giorno perchè compaia e io non ci sarò, purtroppo. Mi intristisco di colpo.
– Scugnizza !
Antonio me lo grida da lontano, è sempre al tavolo con gli amici. Rido all’appellativo e, improvviso, il cameriere è alle mie spalle. Luca, l’hanno chiamato prima.
– Signò, perchè ve ne state qui tutta sola ? Venite a fumarvi la sigaretta dentro, al Bar. Vi offro il limoncello e vi faccio pure un po’ di compagnia.
Ha una ventina d’anni, gli occhi neri grandi e il fisico flessuoso dei ragazzi di qui.
– Luca, alla mia età il panorama è meglio.
Si ritira un po’ deluso. E’ pazzesco, ci tentano proprio tutti con le “ straniere”,  ragazzini e non. Rido divertita.
Escono gli amici dalla sala e il conto è un foglietto simbolico.
– Non ci torno più in questo posto. Se ci penso, la pizza non era mica tanto buona nemmeno lei e Dio che caldo.
– Povera Laura, consolati almeno con il panorama, guarda che bellezza, è un Paradiso. ( Antonio non smette mai di essere caprese fino in fondo al cuore).
-Guglielmo, vieni qui. Non senti anche tu questo puzzo di fogna ? E’ orribile, insopportabile, prima non c’era, proprio adesso… il puzzo di fogna ci mancava. Antonio, voi meridionali rovinate proprio sempre tutto ….
(1 agosto 1994)