DEF, Confedilizia: mancano segnali di fiducia per l’immobiliare e serve coraggio su riduzione della spesa e delle tasse

“Il Documento di economia e finanza manca di coraggio in relazione alla necessità di ridurre drasticamente la spesa pubblica e l’imposizione fiscale e non contiene segnali di fiducia per il settore immobiliare”. Questo, in estrema sintesi, il giudizio espresso da Confedilizia – attraverso il suo presidente, Giorgio Spaziani Testa – in sede di audizione sul Def dinanzi alle Commissioni Bilancio del Senato e della Camera.

“Con particolare riferimento al nostro comparto – ha detto, fra l’altro, Spaziani Testa –  rileviamo con preoccupazione l’assenza di qualsiasi azione finalizzata a ridurre un carico di tassazione, in gran parte di natura patrimoniale, che ammonta ormai a 50 miliardi di euro e che sta manifestando da tempo i suoi effetti negativi sull’intera economia. Nel 2016, il numero delle compravendite è stato inferiore di circa il 25 per cento rispetto al 2008, ultimo anno prima della crisi finanziaria mondiale, e di circa il 14 per cento rispetto al 2011 (con una punta del – 31% per il terziario), ultimo anno prima dell’inizio della ipertassazione Imu-Tasi. Quanto ai prezzi, secondo l’Istat quelli delle abitazioni esistenti sono scesi del 20 per cento rispetto al periodo pre Imu-Tasi e sono diminuiti anche nel corso del 2016, in controtendenza con gli altri Paesi europei. Senza contare tutte le abitazioni che hanno perso qualsiasi valore perché assolutamente prive di mercato, ma che sono comunque soggette a tassazione patrimoniale e che incidono negativamente anche sull’Isee”.

“In questo quadro, le proposte di Confedilizia – ha concluso il presidente di Confedilizia  – sono note. In termini generali, è essenziale avviare un’opera di correzione delle politiche tributarie iniziate nel 2011, riducendo progressivamente un carico impositivo che comprime la crescita, l’occupazione e i consumi. In via prioritaria, abbiamo da tempo segnalato al Governo un’urgenza, quella della tassazione sui locali commerciali, che potrebbero essere salvati dall’abbandono e dal degrado attraverso l’estensione della cedolare secca sugli affitti, che tanti benefìci ha portato nel settore abitativo. L’onere di questa misura – puramente teorico, visto che sarebbe compensato dal gettito fiscale determinato dalle nuove iniziative commerciali – è inferiore al 2 per cento del totale del gettito dell’imposizione sugli immobili”.

 

Fonte : Confedilizia