milano, mercoledì 21 novembre 2012

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E’ in distribuzione Economia Immobiliare n° 43, primo semestre 2012

 


RIMI a Roma: alcune rose, ma troppe spine

23-26 novembre 2006
 
Premessa. Faccio una dichiarazione che vi stupirà: una volta tanto sono d'accordo con il collega Guglielmo Pelliccioli, Direttore di Quotidianoimmobiliare.
Anzi, di più. Per commentare RIMI prendo il suo testo e faccio un "Contocanto".
Guglielmo, però, ha trovato in RIMI solo spine. Io, invece, ci ho trovato per fortuna anche qualche rosa.

Scrive Guglielmo:
«Chissà a cosa stavano pensando Andrea Mondello, Giovanni Quinteri e gli altri organizzatori del Rimi quando hanno deciso di collocare la rassegna immobiliare dentro i padiglioni della Nuova Fiera di Roma. Avranno fatto un giro perlustrativo prima o già sapevano che l’unico percorso stradale possibile per arrivarci era quello della sconnessissima vecchia Portuense? Certo, in ogni caso, era loro noto che il raccordo con la superstrada Fiumicino – Roma era ben lungi dall’essere agibile e che quindi avrebbero costretto gli incauti visitatori a vagabondare per la campagna prima di approdare ai cancelli della Fiera».

Dico io:
«Anche noi, a Milano, alla prima edizione di EIRE (Expo Italia Real Estate) nella nuova Fiera di Rho Pero, nel marzo 2005, abbiamo dovuto fronteggiare terribili problemi di viabilità. Non era colpa della Fiera immobiliare (che tra l'altro si svolgeva per la primissima volta) se la nuova Fiera di Milano, alla sua inaugurazione, stava pure lei in una "landa desolata". Ma noi, almeno, avevamo la metropolitana... e la serenità che in mezz'ora potevamo essere in piazza Duomo. Già alla seconda edizione di EIRE, a maggio 2006, i visitatori si dimostravano "esperti", e se di disagi ancora ve ne sono stati, sono stati per fortuna abbastanza limitati. Ma forse, paragonare RIMI a EIRE è ingiusto. EIRE ha solo due anni di vita, RIMI era alla sua NONA edizione: le altre otto si erano svolte negli edifici della " Fiera vecchia", ma evidentemente gli anni non troppo hanno insegnato... »

Scrive Guglielmo:
«Avranno anche immaginato, spero, che per una manifestazione, come dice Mondello, presidente della CCIAA di Roma “che si conferma come il principale appuntamento del settore immobiliare nazionale” sarebbero arrivati visitatori, espositori, clienti, fornitori, giornalisti e relatori urbi et orbi, da Roma e da un po’ oltre il Tevere! E sarà balenata nella loro testa che tali e tanti ospiti, specie quando arrivano da fuori, non possono che utilizzare il taxi per spostarsi dall’aeroporto, dalla Stazione Termini o dagli alberghi dove alloggiano? Evidentemente questo piccolo e trascurabile dettaglio deve
essere loro completamente sfuggito visto che ciò che più manca ai cancelli della Fiera sono proprio le auto bianche. Troppo afflusso di clienti? Macchè,
semplicemente non è ancora stata prevista una stazione di permanenza dei taxi con un numero congruo di vetture disponibili».

Dico io:
«Ho come la percezione che gli organizzatori non si siano preoccupati di ciò. Loro, forse, al RIMI ci sono andati con le macchine di servizio... Veniamo
a me. Avevo espressamente richiesto, uscendo dall'albergo (al centro di Roma, ndr), un taxi che sapesse dov'era la nuova Fiera. Il tassinaro, spavaldamente, ha detto al "doorman" di saperlo, ma poi, appena partiti, ha confessato di non esserci mai stato. Siamo riusciti a raggiungere il sito solo perchè avevo io le istruzioni scritte. Al termine di una corsa da 32 euro, l'autista, compiaciuto del risultato, sollecitava 10 euro di mancia. Ma siamo matti???».

Scrive Guglielmo:
«Di conseguenza chi intende servirsene (e sennò con cosa si sposta?) si deve arrangiare e mettersi pazientemente al telefono, aspettare di prendere
la linea (chi frequenta Roma sa cosa significa chiamare un’auto pubblica), mettersi in attesa per il tempo di attesa annunciato che non è mai inferiore
ai 20 minuti (il tempo che un taxi libero arrivi dalla prima stazione di sosta). Il tutto con il confort di un marciapiedi privo di panchine o di un qualsiasi
luogo di ricovero».

Dico io:
«E meno male che non pioveva... Al RIMI io ci sono andata due volte, in due giorni. La prima sera, rientrare a Roma è stato quasi un miracolo. Mi veniva quasi da piangere: ero in linea con la centrale di un radio taxi da un tempo interminabile quando, improvvisamente, si è materializzato un taxi
che ha scaricato un passeggero. L'ho preso al volo, ovviamente, e ho pagato quasi con gratitudine i 35 euro della corsa. La seconda volta, la sera del
24 novembre, dovendo andare in aeroporto, ho preferito affidarmi alle cure di un autista della Cooperativa Airport il quale, pur abbastanza pratico della zona, è riuscito per un breve tratto - era buio pesto, segnaletica zero - a perdersi. Tariffa, 30 euro».

Scrive Guglielmo:
«E’ presumibile che i solerti organizzatori romani non abbiano avuto il tempo di pensare a queste faccenduole visto che erano presi a progettare nei minimi particolari la loro manifestazione, il Rimi appunto. Ma allora come si spiega che non sono riusciti ad allestire neppure un ufficio stampa degno di questo nome all’interno della Fiera? Quello sgabuzzino che esiste è annunciato con una scritta a pennarello su un foglio di carta formato A4. In cotanta situazione meglio non azzardarsi a chiedere una cartella stampa, la faccia dell’addetta potrebbe sbiancarsi fino allo svenimento per la sorpresa di una richiesta così incongrua».

Dico io:
«Ben peggio (parte l'immagine)! Avendo chiesto dove potevo trovare una Cartella con i Comunicati, la risposta è stata "Dentro". Dentro dove?
Risposta: "Dentro".

Parlando poi con colei che - ahimè- si proclama responsabile della sezione convegnistica, ebbene, la famosa Cartella è saltata "fuori": era accuratamente nascosta nel desk di fronte alle sale convegni. Per essere alla nona edizione del Salone, l'idea non è affatto male, anzi, direi che è innovativa. Ma ciò rientra nel concetto generale della RIMI. Mi spiego meglio.
Da molto tempo viviamo nella società dei servizi. Più complesso è il servizio che si vende (o, meglio, eroga), più occorre essere "problem solving". Ma, evidentemente, questo, per gli organizzatori della RIMI, è un concetto antiquato. Da alcuni ritagli stampa, infatti, ho appreso che RIMI è "innovazione".
Ora, intendendosi con tale parola l'introduzione di sistemi e criteri nuovi, meglio pensare a qualcosa di diverso: ecco allora che il principio fondante della RIMI diventa, il "problem creating"! Che sia per questo che non c'era neppure il guardaroba?».

Scrive Guglielmo:
«Forse, viene allora da pensare, i vispi organizzatori romani si saranno concentrati esclusivamente e maniacalmente sul perfetto funzionamento della
macchina convegnistica.
Eh no, qui proprio vi sbagliate a pensare bene di certa gente! Davvero su questo aspetto le meningi sono state a riposo assoluto. Perché di proiettori
ce n’è uno mentre le sale dei convegni sono tre. A chi tocca tocca e gli altri se lo portassero da casa il prezioso strumento. In fondo cosa si pretende:
il giorno 23 c’erano solo 3 convegni in contemporanea, il giorno 24 appena 4 e il sabato 25 solo 2. E che diamine non saranno così schifiltosi i relatori,
che diligentemente si sono preparati le slide e i grafici sul loro bravo pc, ad andare a braccio e a commentare a voce le loro tabelle!»


Dico io:
«Peggio, molto peggio. Le Ladies dirigenti di AREL, prima e nel corso del Convegno organizzato dall'associazione il giorno 24, proprio su questo punto
hanno sperimentato di persona il "problem creating", sino a dover subire addirittura aggressioni verbali (da parte della sopracitata responsabile della
sezione convegnistica). Questo, alla faccia della cura di un cliente che - per l'uso della sala (per due ore!) si era impegnato a pagare la bellezza di 1.500 euro+IVA, tutto escluso: le attrezzature che in una normale sala convegni sono ormai da tempo di normale dotazione, infatti, lì sono tutte a parte... E se si ha un'urgenza, e si ha necessità di un supporto - si intende, pagandolo - non precedentemente richiesto, ci si scontra con un fantastico muro di gomma e nulla si ottiene. Se poi si prendono iniziative personali si rischia, sapete, di "calpestare la procedura"! Che è ovviamente
alla base del "problem creating".

Che sia per questo che, nonstante le promesse, i "cavalierini" con i nomi delle Relatrici - da apporre sul Tavolo - non sono mai arrivati? Diciamole, queste cose!!!»

Scrive Guglielmo:
«Verrebbe a questo punto da pensare che forse gli organizzatori, memori di queste problematiche, abbiano insistito nella loro opera meritoria profondendo completamente il loro impegno nell’ideare il massimo confort per le sale congressi. Ma qui forse non è colpa loro, anche se questo non è un merito ma una minor colpevolezza. Infatti i progettisti della Fiera o del salone, con bell’intuito, hanno pensato di concentrare le tre sale convegni
(Raffaello, Giotto e Leonardo) tutte nello stesso angolo del padiglione. Il risultato è stato che, chi si sedeva per ascoltare Mario, godeva anche del piacere di sentire Piero ma anche di potersi unire all’applauso per Antonio. Se poi voleva distrarsi poteva tranquillamente concentrarsi sulle varie musichette provenienti dal salone o sugli annunci roboanti della signorina speaker».

Dico io:
«Noi, al Tavolo dell'Associazione Real Estate Ladies, ne sappiamo qualcosa. A parte il brusio di fondo, nelle altre sale c'erano relatori uomini, con voci
ben più sonore delle nostre. Per farci sentire (la nostra sala per fortuna era strapiena) per due ore ci siamo sgolate, interrompendo gli interventi tutte
le volte che la "signorina speaker" annunciava la prossima conferenza sugli investimenti immobiliari a Dubai. Il giorno successivo, con i convegni in corso, mi è stato riferito, con ilarità, che gli annunci assumevano toni da campeggio ("è stata ritrovata una borsetta smarrita")»

Scrive Guglielmo:
«Meno male che però l’interno della rassegna è ben disposto e ci si può muovere liberamente senza vincoli di cartelli indicativi e suggerimenti ragionati».

Dico io:
«Cartelli indicativi? Ma che sono? Le sale convegni sono "dentro" (ut supra). Dentro dove? "In fondo". Ma lo sapete che il padiglione di RIMI, anzicchè
un reticolo (corridoi cioè perpendicolari su cui affacciano gli stand (come avviene ovunque), contiene un percorso di tipo bustrofedico? Vedere per credere, bisogna fare sempre tutto un "giro in giro" e la piantina - nella prima pagina del Catalogo - non aiuta a rintracciare le aziende che si vogliono
visitare: il volume, infatti, raccoglie i profili degli espositori in base non all'ordine alfabetico, ma a quello del percorso. Si comincia così con Casaclick (stand N°1) e si conclude con Orsolini spa (N° 172). Solo a pag. 211, al capitolo 12, vi è l'elenco alfabetico degli espositori che, anzicchè agli stand, rimanda alle pagine. E da nessuna parte della pubblicità ho trovato un accenno agli orari di apertura della manifestazione.

Scrive Guglielmo:
«E, cosa più importante, per fortuna che la rassegna è interessantissima e assai completa: si va dai fondi immobiliari di Fimit, ai mutui di Banca di Roma a Bnp Paribas, ai grandi progetti di Condotte. In mezzo, tanto per fare un po' di sano bric e brac, lo stand dei vini tipici, quello dei distributori d’acqua, delle calci colorate per intonaci, dei water in ceramica smaltata, dei portoni per box automatizzati, delle false colonne e delle statue marmorizzate, delle agenzie immobiliari di quartiere, dei costruttori di pannelli solari, delle gru per i cantieri. Ma non doveva essere la rassegna del mercato immobiliare? La prossima volta a Roma andateci per qualcosa di più serio!».

Dico io:
«Io al RIMI ci sono stata altre volte. L'ultima, l'edizione 2005. Certo l'ambiente della "vecchia" Fiera era sconfortante, ma mi era sembrato che, negli
anni, la qualità degli espositori e del programma convegnistico meritassero il viaggio. C'era anche abbastanza gente: incontravo moltissimi professionisti immobiliari romani di mia conoscenza, e anche alcuni che venivano da fuori.

Questa volta mi auguro che le coraggiose società immobiliari che hanno raccolto l'invito a esporre abbiano fatto, nelle due giornate aperte al pubblico
(il 25 e 26), buoni contatti e magari anche buoni affari perchè - nelle otto ore circa che io ho trascorso nel padiglione - di visitatori ne ho visti davvero pochini.
E non ho visto nessuno che facesse, come si dice, "gli onori di casa". La buona prassi, nei Saloni, vuole che tutti, ma in particolare i visitatori di prestigio o che arrivano da lontano, vengano accolti con un cenno di Benvenuto da parte degli organizzatori della manifestazione».

Concludo io:
Guglielmo ha visto solo spine. Io, per fortuna, ho colto anche alcune rose:
- un programma meritorio, e nutrito, di convegni su temi di attualità, con molti relatori qualificati. In questo contesto AREL, con il Seminario sul decreto Bersani - Visco, ha offerto un contributo non di poco conto.
- la presenza in Fiera delle due figliole di Antonio Mazzetta (socio AICI, titolare del gruppo immobiliare che porta il suo nome): Sabrina e Samantha, entrambe giovanisssime ma già da tempo impegnate nella società di famiglia, "brillano" non solo per grazia e bellezza, ma anche per gentilezza e professionalità.
- la presenza in Fiera di Roberto e Loriana Renzi, con la loro società Centrosì. Socio AICI lui, socia AREL lei, si sono adoperati in maniera davvero encomiabile per accogliere bene non solo i loro clienti ma, in particolare, le nostre Ladies, sei delle quali in trasferta da Milano e Torino. Al termine del
Seminario dell'associazione i Renzi hanno ospitato nel loro stand un simpaticissimo e graditissimo rinfresco, hanno fatto realizzare a tempo record un
bel "poster" di AREL e Roberto, da buon fotografo qual è, ha già inviato un paio di foto dell'incontro: che troverete presto sul mio sito, www.internews.biz, alla pagina AREL.

A entrambi, un sentitissimo Grazie.

 

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