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"SEXY SESTO" 

07 dicembre 2007

Ovvero, la Visita del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano , alle aree ex-Falck di Sesto S. Giovanni.


Espletate - in seguito all'invito dell'Ufficio Stampa di Risanamento , nei giorni precedenti la visita - le formalità di protocollo e sicurezza presso la Prefettura di Milano, l'appuntamento è a Sesto San Giovanni alle 9.30 del mattino. Il Presidente giungerà alle 10.30, si prega di rispettare la procedura.

Ovvio che una come me arriva prima, ma ci sono già molte persone all'ingresso dell'area ex Falck, in via Mazzini. La zona pullula di forze dell'ordine, e lo staff di ricevimento - al cancello - è probabilmente lì da un bel po'.
In compagnia del collega romano "quirinalista" conosciuto alla registrazione inizio la lunga camminata a piedi verso il "T3" (cfr spiegazione infra) che sarà la venue della manifestazione.
L'area dismessa è immensa ma, a differenza di altre che ho visto, non troppo triste, anche se la giornata - brumosa e fredda - non aiuta: al di là della ferrovia ci sono le infinite case della città (la quinta, per abitanti, della Lombardia), ci sono alberi, e molto "verde spontaneo".
Improvvisamente una vettura si accosta, proponendo un passaggio che accettiamo subito: è l'amico Luca Clavarino, a capo di Hypo Real Estate Bank (che sta co-finanziando il development di "Milano Santa Giulia"), il cartoncino paglierino di invito ancora in bella vista sul sedile dell'auto.
Giungiamo al "T3 Pagoda- Stabilimento Unione" che, per le sue monumentali dimensioni e per il caratteristico coronamento della copertura in forma di gigantesca ganascia, era visibile e per tanti decenni già a grande distanza.
Mi guardo attorno. E' una sensazione inaspettata e straordinaria.
L’edificio , ora c'è lo scheletro, risale alla metà del secolo scorso. Era inglobato in un continuo di costruzioni all’interno dello "Stabilimento Unione" e ne costituiva il blocco centrale maggiormente significativo. Fortemente simbolico del lavoro in siderurgia, il Pagoda è un emblema dell’area industriale di Sesto San Giovanni. "Originariamente conteneva una batteria di forno elettrico a colata continua a due vie. La colata continua emanava vapori e bagliori rossastri che illuminavano tutta la città. La lettera T sta a indicare la ditta Tagliaferri , costruttrice dei forni" recita la scheda dell' Immobiliare Cascina Rubina, oggi proprietaria dell' area appartenuta un tempo alle Acciaierie e Ferriere Lombarde Falck. "Il T3 è articolato in quattro campate di differenti dimensioni e occupa oggi una superficie di circa 10 mila metri quadrati per un’altezza di circa 30 metri. Elementi fortemente caratterizzanti sono le grandi chele metalliche, poste al di sopra della copertura della capriata centrale e di quella est". L’interno è costituito da un unico ambiente continuo. Sono presenti travature in acciaio che costituiscono le strutture orizzontali per quello che era l’alloggiamento dei binari di scorrimento dei carri ponte e dei camminamenti in quota.
Mi immagino, oggi, le migliaia e migliaia di persone che lì - e nel Trenolaminatoio e nel gigantesco T5 (lo "Stabilimento Concordia") - passavano un tempo buona parte della loro esistenza, scandita dal suono (invero un po' lugubre, abbiamo avuto modo di riascoltarlo nel video, cfr infra) della sirena.
Oggi, invece, ci sono ovunque grandi ed eleganti pannelli che illustrano l'area come potrà essere e forse sarà , decorazioni floreali e lignee, e camerieri che servono il welcome coffee.
In fondo, una platea di poltroncine.
Troneggia in fondo anche un maxi-schermo, di fronte al quale il famoso regista Ermanno Olmi si agita, circondato dai collaboratori (il suo filmato dovrà concludere la visita del Presidente, e forse c'è qualche intoppo tecnico).
A dir la verità, quelli dell'organizzazione si agitano un po' tutti, camminano correndo, il cellulare sempre all' orecchio. C'è da capirli. Non si era mai visto, in questo Paese, un Presidente della Repubblica che in due giorno visita due cantieri ..... E che cantieri....( il giorno precedente, Napolitano aveva visitato l' area Garibaldi-Repubblica, a sempre a Milano , ndr).
I colleghi della stampa, i fotografi e i cameramen studiano l' ambiente ; e si assiepano attorno al caffè e a Luigi Zunino. Ci sono i vertici di Risanamento, e selezionati ospiti, tra cui il noto architetto Paolo Caputo.
Saluto Giuseppe Pasini , fondatore del gruppo omonimo, cui l' " affare sfuggito" forse ancora brucia.....Quell' area l' aveva presa lui , che a Sesto San Giovanni ha costruito tutto il costruibile . E ci voleva portare la Banca Intesa, ma poi....
Sappiamo tutti com'è andata, ma non sappiamo come andrà.
Per ora, infatti, quello di Zunino è un progetto (la proposta preliminare di PII è dell' ottobre 2007 ) che l' Amministrazione appoggia. E che il developer si augura possa trovare compimento autorizzativo entro un anno..... e consegna nel 2015. Comprende , su una superficie totale di 1,3 milioni di metri quadrati, residenze ( libere e covenzionate) per 587 mila metri quadrati, terziario per 150 mila, commercio per 100 mila, ricettivo per 5o mila, hotel industriel per 93 mila, e funzioni compatibili per 60 mila metri quadrati. A ciò si aggiungono attrezzature per l' istruzione e ai servizi alla persona, residenze temporanee per studenti e lavoratori, residenze in locazione agevolata, parcheggi pubblici interrati per 215 mila metri quadrati. Tutto attorno, aree a verde e spazi aperti per 730 mila circa, dove saranno piantate essenze autoctone (almeno 10 mila alberi ).

Come tutti sanno, accanto a Zunino nel progetto c'è l' architetto Renzo Piano. Arriva - sempre in casual chic - l'archistar , e i fotografi si scatenano.
Arriva, con la fascia tricolore appoggiata sul cappotto color cammello, il Sindaco di Sesto : Giorgio Oldrini è raggiante , e non lo nasconde. E la " sua " giornata !
Ecco, io Oldrini lo ricordo ( già allora il suo attaccamento alla sinistra era cosa notoria ) dai tempi della scuola , anche se poi - negli anni - l' ho incontrato solo alcune volte. Il vecchio compagno - un po' più anziano di me - del Liceo Carducci mi regala una battuta deliziosa circa la " fascia tricolore dei Sindaci ", e si concede volentieri ai cronisti.
Arriva Filippo Penati, Presidente della Provincia di Milano, sorridente, impettito e con fascia azzurra.

Arriva l'assessore alla Cultura del Comune di Milano. Anche se siamo a Sesto, Vittorio Sgarbi ritiene evidentemente immancabile proclamare la propria presenza alla giornata.
Sono quasi le dieci e mezzo e noi, rappresentanti della Stampa (nel frattempo relegati nell'apposito lunghissimo "recinto", con obbligo di restarci), siamo mezzi congelati. Alcuni passeggiano nervosamente battendo i piedi per il freddo , che è pungente; altri si rifugiano nell' ennesima sigaretta; altri studiano le inquadrature. Improvvisamente si materializza la macchina di stato , quasi vezzosa con i piccoli tricolore ai lati, e il Presidente è accolto da un intenso abbraccio del compagno Oldrini.
Ossequi, e poi via con la visita.
Renzo Piano, microfono a cono in mano, illustra a Giorgio Napolitano la filosofia del progetto. Lo accompagna lo sospinge e lo circonda, e lo avvia adagio verso il plastico del progetto, appoggiato su un enorme - alta solo qualche centimetro, per fortuna - pedana che rappresenta la pianta della grande Milano . Vorrebbe, l' archistar, abolire la parola "periferia", dice che non ha più alcun senso. Parla di equità sociale, di ricchezza che si crea e che si ridistribuisce. Usa più volte il termine " meticciato" (la qualità della vita è nella diversità, nel mix), è questa la vera sostenibilità. Spiega le ormai famose "case alte" del progetto, che "voleranno sul terreno". Parla degli alberi che si pianteranno, persino l' attuale " verde fragile " è riuscito a farsi spazio da solo, sono i prodigi della falda. E annuncia l' idea di un edificio destinato a ospitare un Museo provinciale permanente dell' arte moderna. Immagina, e sembra proprio di vederla, questa nuova Sesto che continuerà a essere fabbrica, ma di cultura.
Il Presidente fa domande puntuali e appare sinceramente interessato ai particolari dello schema; Oldrini sottolinea le migliorie che la città ha già saputo compiere, Zunino parla appena, Penati annuisce, e Sgarbi come al solito interrompe. Renzo Piano alza il braccio, sembra un Arcangelo mentre " là ci saranno...", dice. Il Presidente si gira, ora il volto (anche se un po' coperto dal cappello) è dalla nostra parte, ed è tutto un lampeggiare dei flash dei fotografi. "Dall' altra parte vi sara"... continua Piano, girando il Presidente. Le telecamere interrompono , perchè ora di Napolitano si vede solo il cappotto di schiena e - anche se siamo solo a pochi metri di distanza - non val certo la pena di riprendere gli uomini della sicurezza. Per loro, guardare attentamente fotografi e cameramen è routine. Una collega urla " Presidente !!! ", e Napolitano, giunto quasi al termine del percorso, si gira ancora. Lampi , ancora , dei fotografi, e riprese. Siamo sul filo dei minuti, un attimo di attenzione al video e poi via, il Presidente già non c'è più. Sono le 10 e 55.
Un po' impacciati dalle cartelle stampa, e dalle attrezzature, corriamo verso i pullmann, dove saremo caricati per raggiungere la prossima tappa . Abbiamo le dita indirizzite, e a bordo dei pullmann è tutto un cinguettìo: " che bel calduccio".
Sono le 10 e 59 , e si parte. Lungo il percorso verso Villa Mylius (in centro a Sesto, sede della Fondazione ISEC - Istituto per la Storia dell' Età Contemporanea , dove si concluderà la mattinata), gruppi di curiosi osservano il convoglio scortato dalle forze dell' ordine. Quando arriviamo a destinazione ci sono famigliole intere, cani compresi, che ci aspettano e, assiepati lungo la passatoia rossa, alcuni cittadini riescono a stringere la mano al Presidente.
Fotografi e cameramen sono obbligati a rimanere all' esterno, nella piazzetta dove - tra un piccolo trionfo di bandiere- è stato allestito un maxi-schermo. Per gli altri della Stampa c'è una saletta al primo piano, con collegamento video e abbondanza di welcome coffee.
Oldrini indirizza un saluto breve e garbato. Penati fa altrettanto. Il Presidente dell' ISEC, Gianni Cervetti, fa con commosse parole omaggio a Napolitano di alcuni preziosi (per la Fondazione) volumi. Ci chiediamo, in Sala Stampa, in quale magazzino finiranno, senza che nessuno li abbia magari mai degnati di una sfogliata distratta.
Silenzio, parla il Presidente. Con felice frase ricorda la sua " antica amicizia per la città di Sesto". Esprime, in pochissimi minuti, compiacimento per ciò che ha visto alle aree ex-Falck (un cantiere produttivo di nuova operatività) e più in generale in una tre giorni dimostratrice del dinamismo e dell' innovazione di Milano, anche se, ammette, un po' faticosa. Applausi.
Tutto si conclude - come da programma - esattamente alle ore 11.30.
Il Presidente rientra a Milano per un doveroso breve riposo. Alle cinque del pomerigio, in smoking e con la gentile signora Clio , dovrà essere alla " Prima della Scala ". Forse, da appassionato cultore della musica qual'è, per Wagner avrebbe preferito una più tranquilla poltrona di platea al "Turno A".
Ancora qualche minuto e poi, sulla piazzetta denominata Largo La Marmora, non resteranno che pochi curiosi, a commentare i fatti e i discorsi. Partono - sgommando - i mezzi delle forze dell'ordine che ritornano ai loro presidi dopo una mattinata, per fortuna, assolutamente calma e serena.
Io mi incammino verso la vicina stazione del Metrò. Sesto Rondò, si chiama ( e in 20 minuti si è in piazza del Duomo). Appesi sulla cancellata della ferrovia che corre a fianco, cinque malinconici cartelli segnalano altrettanti bi e tri-locali in vendita nella zona. Ma attorno ci sono palazzi moderni, e c'è vita. La città - dopo essere stata per tanto tempo la piccola Stalingrado- forse in futuro sarà Sexy Sesto .
Nessuno mi toglie però dalla testa che la gente di un tempo di Sesto, anche se era la piccola Stalingrado e votava comunista, a quelle fabbriche ( la Falck, la Breda, la Marelli... ), gli voleva bene.
E così in treno, anzicchè la melodia infinita del "Tristano" - che conosco benino, è una delle opere che prediligo; e che il Presidente della Repubblica avrà la gioia di vedere alla sera , alla Prima della Scala - mi vengono invece in mente le note di una vecchia struggente canzone di Enzo Jannacci.

Forse qualcuno la ricorda. Del 1974, era nella colonna sonora di un film importante, e si chiamava " Vincenzina e la fabbrica " .

Grazie a internet ne propongo il testo, con un commento, qui sotto. (Paola G. Lunghini)

(1974 - Jannacci, Viola)

Vincenzina davanti alla fabbrica,
Vincenzina il foulard non si mette più.
Una faccia davanti al cancello che si apre già.
Vincenzina hai guardato la fabbrica,
come se non c'è altro che fabbrica
e hai sentito anche odor di pulito
e la fatica è dentro là...
Zero a zero anche ieri 'sto Milan qui,
'sto Rivera che ormai non mi segna più,
che tristezza, il padrone non c'ha neanche 'sti problemi qua.
Vincenzina davanti alla fabbrica,
Vincenzina vuol bene alla fabbrica,
e non sa che la vita giù in fabbrica
non c'è, se c'è, com'è ?

Contenuta nella colonna sonora del film di Mario Monicelli "Romanzo popolare" (1974), alla stesura dei dialoghi del quale Jannacci collaborò - seppur non accreditato - assieme al suo sodale Beppe Viola, "Vincenzina e la fabbrica" (1974) è uno tra gli esiti più straordinari di una carriera entusiasmante.
L'ambiente è più o meno lo stesso di altre sue composizioni, vale a dire la periferia di Milano e i suoi dintorni, dalla Bovisa a Rogoredo: al centro del brano non vi sono però, stavolta, i balordi simpatici od i piccoli malavitosi raccontati altrove. E' di scena, invece, una donna del sud, probabilmente giunta nella metropoli lombarda in cerca di lavoro: la realtà descritta la vediamo attraverso i suoi occhi, in un misto di stupefazione, stanchezza, pena, dove la speranza fatica ormai a farsi strada.
Eseguita da Jannacci su una tonalità dolente e immalinconita "Vincenzina e la fabbrica" è uno dei più bei ritratti muliebri che la canzone indigena abbia mai prodotto, oltre che un omaggio all'umanità proletaria sentito e commosso. Ora e sempre, dinnanzi alla fabbrica dell'operaia Vincenzina, non smetteremo di commuoverci, di intenerirci. (Francesco Troiano)

 

04- Si aspetta il Presidente.


01- si attende il Presidente della repubblica (al centro, l'architetto Renzo Piano. Di fronte e lui, Luigi Zunino)


03- Il Presidente Giorgio Napolitano (al centro) durante la visita


02- A Sesto: a sinistra (con la barba), Giuseppe Pasini. A destra, Filippo Penati




 

 

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