Editoriali

 

MEGLIOMILANO: l'Osservatorio Permanente della Qualità della Vita - Rapporto 2008
di Lorenzo Taini
19/11/2008

Laureato all'Accademia di Brera, artista e scrittore, Lorenzo Taini (30 anni, milanese) collabora da tempo con Paola G. Lunghini by Internews

«Anche i numeri sono in grado di fare il racconto di una città». Era questo il titolo della presentazione del diociottesimo Rapporto dell’"Osservatorio Permanente della Qualità della Vita" tenutasi lo scorso 19 novembre a Milano.

L’Osservatorio è un idea di Megliomilano, associazione che riunisce diverse istituzioni eccellenti della nostra città. Proprio Marco Bono e Roberto Camagni, rispettivamente Presidente e Presidente del Comitato Tecnico di Megliomilano, hanno sciorinato quei numeri che dovrebbero costituire il racconto dello stato di salute di Milano e dei milanesi.

La ricerca dell’Osservatorio viene fatta accorpando aree di indagine in macroaree (per dirne una, la macroarea dell’economia accorpa le aree Benessere, Lavoro, Terziario e Popolazione). Questo metodo consiste di separare il trend generale e di incrociare i dati in funzione di questioni specifiche. In generale Milano è in crescita, di poco rispetto allo scorso anno, ma in crescita, ed è proprio in questa crescita lenta ma continua che l’assessore alla casa del Comune di Milano, Gianni Verga (presente all’apertura dei lavori) , vede un confortante punto di partenza.

Quel che sconforta però è veder scendere Milano da tante classifiche frutto dell’incrocio dei dati con le statistiche internazionali, o riflettere sulla moltiplicazione dei morti per cancro e per malattie respiratorie mentre la macroarea ambientale tiene conto di qualche chilometro di pista ciclabile in più.

Il ritratto che Megliomilano fornisce è involontariamente spietato, e disegna una città lenta che corre dietro alle teste di serie con affanno, e che si aspetta solo il peggio dal Rapporto del prossimo anno, in cui i numeri cominceranno a dar di conto della crisi in cui pare trovarsi l’intero sistema economico mondiale.

Ho di recente imparato che «un pessimista è solo un ottimista meglio informato» e che, mentre qualche indice scende a sconfortarci, c’è sempre qualche cosa che ci lascia il dovere di sperare per il meglio. Gli indici della qualità civile, della cultura, degli svaghi e del tempo libero sono per esempio in forte crescita.

Forse che il bene di rifugio é anche interiore?

Sempre Verga ha detto che «il bene e il bello devono unirsi», che sta tutta in quell’unione la vivibilità. O forse tristemente, per non pensarci, andiamo al cinema?