Editoriali

 
“Fare gli Italiani” : una Mostra interattiva per i 150 anni dell’Unificazione
 

23 febbraio 2011

Qualunque cosa possa pensarne il Presidente del Consiglio regionale della Regione Lombardia, Davide Boni (il quale ha reso noto al Paese che gli uffici della Regione Lombardia resteranno aperti il 17 marzo) o qualsivoglia leghista padano, il 150° anniversario dell’unificazione italiana non è ricorrenza da poco, e andrebbe festeggiata e “sentita” con una partecipazione capace di non mescolarsi a tensioni politiche o storiche che appartengono all’immediato presente.

150 anni che sono tanti e pochi al tempo stesso, 150 anni in cui come profeticamente disse il D’Azeglio all’indomani dell’unificazione, si è cercato di ”fare gli italiani”, riuscendoci solo in parte, come i fatti di cronaca politica sembrano dimostrare.

Ed è proprio “ Fare gli Italiani” il titolo che il Comitato Esperienza Italia ha scelto per una grande Mostra allestita all’interno delle Officine Grandi Riparazioni di Torino, cattedrale dell’architettura industriale di un Paese che non esiste più, e che è stata presentata in anteprima alla Stampa il 23 febbraio a Milano, nella Sala Convegni del Gruppo Intesa Sanpaolo in Piazza Belgioioso.

Erano presenti Andrea Beltratti, Presidente del Consiglio di Gestione del Gruppo Intesa, l’ assessore alla Cultura della Città di Torino, Fiorenzo Alfieri (che ha illustrato la vastità del progetto e le innumerevoli iniziative ad esso correlate), i due curatori scientifici della mostra, Walter Barberis e Giovanni De Luna - cui è stato affidato il difficile compito di organizzare la cronologia storica di questi complessi 150 anni - e il Direttore Artistico della Mostra, Paolo Rosa, docente e artista multimediale di uno dei pochi gruppi artistici italiani di fama internazionale: Studio Azzurro.

Le OGR erano il gigantesco ventre in ferro in cui si appendevano i treni in riparazione come si potrebbero appendere salami in una grotta, 10 mila metri quadrati di struttura coperta in cui , dal 17 marzo al 20 novembre 2011, si potrà visitare questo affascinante percorso multimediale e sensoriale, architettato per raccontare il lungo processo di formazione della nostra identità nazionale.

Esperienza Italia è un comitato istituito in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia che accentrerà da marzo a novembre un’infinità di eventi culturali, kermesse, manifestazioni e avvenimenti nella città di Torino; una sorta di galleria permanente delle eccellenze italiane. All’interno di questa grande iniziativa prenderà corpo la nostra Mostra che, come tutte le iniziative del Comitato, ha come main sponsor il Gruppo Intesa Sanpaolo e gode dell’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica. Lo stesso Presidente Giorgio Napolitano il 18 Marzo visiterà la Mostra, accompagnato dal Sindaco di Torino e da altre personalità istituzionali.

Non sarà una Mostra di vecchi trattati sotto vetro e polverose bandiere, ma un vero e proprio percorso sensoriale attraverso la storia della nostra società ed il suo farsi. Una sorta di prova generale ha detto Barberis, di quel Museo di Storia Nazionale che ancora non esiste. «Raccontare i 150 anni della nostra storia unitaria, mettere in scena i problemi che sono stati al centro della vita degli Italiani, significa assumere come preliminare e necessaria una pluralità di narrazioni e linguaggi. E con questi suggerire un percorso che fornisca elementi di conoscenza storica, dia spunti di riflessione critica e sottolinei gli elementi di appartenenza alla nostra comunità nazionale. Alla base di questo percorso vi è un assunto fondamentale: che tutta la nostra storia sia stata segnata da processi di integrazione di spazi e realtà umane che molto spesso sono stati inizialmente non soltanto separati, ma conflittuali».

Alcune cose ci hanno unito, altre non sono state capaci di unirci abbastanza, questa è un poco la chiave di lettura dell’intero percorso espositivo. Alcune cose ci hanno fatto sentire più Italiani di altre, di alcune andiamo fieri, di altre forse ci vergogniamo; non è una storia facile la nostra, per niente lineare, per questo forse, così bella.

«La mostra ha lo scopo di abbattere i luoghi comuni e gli stereotipi che troppo si sono ammassati lungo la storia del nostro Paese, e che troppo spesso vengono usati come “clave”, per impedire ogni argomentazione, politica o no», ha detto De Luna.

Il percorso espositivo pensato da Paolo Rosa e dal resto di Studio Azzurro ha nelle premesse dell’incredibile : sono 200 metri lineari di flusso cronologico attraversabile, fatto di pareti vive quasi liquide su cui scorrono immagini, date e storie. Un percorso su due livelli che non è mai interrotto da muri, ma che lascia sempre aperta la visione dell’intero complesso industriale in cui è ospitato. Le parti sopraelevate sono state definite “isole”, e saranno i 13 punti tematici su cui la mostra incentrerà: l’Italia delle città, le campagne, la scuola, la chiesa, le migrazioni, la Prima Guerra Mondiale, la Seconda Guerra Mondiale, la partecipazione politica, le mafie, le fabbriche, i consumi, i trasporti e i mezzi di comunicazione di massa, questi i temi scelti dai curatori e interpretati da Paolo Rosa con complessi giochi di animazione digitale interattiva.

Per fare un esempio e non svelare troppo, la sezione sulla Prima Guerra Mondiale ricostruirà una trincea fatta di sacchi, ma non saranno sacchi di terra, saranno sacchetti postali pieni di lettere. Attraversando la trincea i visitatori potranno ascoltare l’audio diffuso di lettere scritte dal fronte.

La Prima Guerra Mondiale, come d’altronde raccontava il film “La Grande Guerra” , del regista Mario Monicelli, è stata la prima grande occasione d’incontro per gli Italiani, che in quelle trincee hanno scoperto la loro identità comune e rivendicato le loro diversità. Negli anni del conflitto partirono dal fronte due miliardi di pezzi postali, una cifra incredibile, resa ancora più eccezionale dalla scarsa alfabetizzazione dell’epoca, molti non sapevano scrivere, ma trovarono chi lo fece per loro, molti impararono a farlo, male, ma impararono. Potremmo dire che la nostalgia degli affetti più cari ci abbia costretti all’alfabetizzazione almeno quanto avrebbe fatto poi la televisione.

Questo è stato il modo di procedere di Paolo Rosa e del suo staff, un lavoro di traduzione dei fatti storici e di trasformazione della storia in interattività.

Per “ fare gli Italiani” sono state montate oltre sette ore di immagini, con il prezioso contributo dell’archivio delle Teche RAI, dell’Istituto Luce, e di numerose altre istituzioni.

Dal 17 marzo al 20 novembre 2011 si rischia insomma di andare a vedere la Mostra tre o quattro volte, starci dentro un paio d’ore e non veder mai qualcosa che s’era già visto la volta precedente.

(Lorenzo Taini)