Editoriali

 

Assoimmobiliare e Nomisma commentano i dati dell’Agenzia del Territorio
30 settembre 2009
 
«I dati presentati oggi nella nota trimestrale dell’A.G.D.T. paiono indicare che il mercato immobiliare potrebbe avviarsi a toccare nei prossimi mesi il punto più basso della crisi. Guardando alle abitazioni, il 2009, infatti, con circa 600 mila abitazioni compravendute, si troverà, dal punto di vista dell’attività complessiva, a un livello inferiore del 30% rispetto al massimo raggiunto nel 2006, quando la crisi dei subprime non si era ancora manifestata e le compravendite di case ammontavano a ben 845 mila. Considerazioni analoghe si possono trarre anche dai dati relativi agli altri comparti immobiliari (uffici, negozi, industrie, ecc.).
La leggera flessione dei prezzi degli immobili, indicata nel rapporto, parrebbe avere riguardato il mercato al dettaglio, mentre gli operatori specializzati segnalano cadute ben più consistenti nel settore corporate dove le transazioni effettuate nell’ultimo anno sono state pochissime e normalmente con sconti apprezzabili sui valori stimati l’anno precedentemente. In ogni caso pur se la corsa verso il basso potrebbe essere quasi esaurita resta fortissima la preoccupazione dell’industria immobiliare circa l’evoluzione dei prossimi mesi, atteso che un ridimensionamento drastico delle operazioni come quello indicato non potrà, salvo che non si riavvii rapidamente il ciclo degli investimenti - e questo potrà avvenire solo con iniziative di politica industriale significative - conseguenze negative sull’occupazione e sul tessuto industriale stesso dell’industria immobiliare» (CS di Assoimmobiliare).

L’Agenzia del Territorio ha reso noto i nuovi dati che fotografano il mercato immobiliare italiano al primo semestre del 2009 attraverso l’informazione sul numero delle compravendite e sui prezzi.
Il calo nel numero di compravendite è ancora una volta consistente (-15,6% tendenziale nel primo semestre dell’anno) anche se meno forte rispetto al momento di massima intensità della crisi, ovvero alla seconda metà del 2008 quando il fallimento di Lehman Brothers gela i mercati finanziari e immobiliari.
Rispetto al massimo del 2006 quando le case compravendute erano arrivate a 845.000 oggi,
proiettando i dati dell’Agenzia su tutto il 2009 Nomisma stima, a fine di quest’anno, un numero di case compravendute pari a 600.000 si tratta di ben il 12,6% in meno in un anno.
Nel cercare di individuare le differenze territoriali del mercato delle compravendite, Nomisma segnala come nei capoluoghi i volumi di compravendite tengono meglio che nel resto delle provincie mentre, al sud, la crisi è ancora acuta dato che, a differenza del nord e del centro, qui la diminuzione dei volumi di compravendite è ancora più forte di quella registrata precedentemente.
Secondo le analisi di Nomisma i volumi di compravendite, diversamente da quanto accadeva in
passato, sono oggi largamente dipendenti dalle scelte delle famiglie, in una fase di incertezza e turbolenza finanziaria, di investire la loro liquidità mettendola al riparto del mattone; lo dicono i dati sui mutui che oggi ci consentono di stimare che circa il 60% del numero totale di case compravendute non è assistito da un mutuo e quindi è acquistato “in contanti”.
Sul fronte dei prezzi delle abitazioni i dati dell’Agenzia mostrano che questi, pur in un mercato con domanda calante, sostanzialmente tengono. Ciò sembra confortare l’interpretazione, proposta da Nomisma in più occasioni, secondo la quale le famiglie italiane, che come noto sono poco indebitate, non stanno immettendo le loro case sul mercato espandendo l’offerta, fenomeno questo che potrebbe incidere negativamente sui prezzi.
L’altra componente del mercato italiano è rappresentata dal mercato istituzionale, oggi dominato, con numeri molto più piccoli di quelli di un anno fa, da operatori liquidi e aggressivi, disposti a investire direttamente il proprio danaro, mentre il capitale di debito avrebbe un ruolo decisamente marginale rispetto al passato. Le poche compravendite di immobili commerciali si stanno quindi effettuando con rendimenti prime nell’ordine del 7% e con sconti del 30-40% sui valori massimi raggiunti oltre un anno fa.
A questo proposito nel I semestre del 2009, secondo i dati diffusi da Jones Lang LaSalle, gli
investimenti commerciali in Italia ammontano a 1,4 miliardi di Euro, riducendosi così del 30%
rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e tornando ad un livello simile a quello del 2003-2004. (A cura di Nomisma)