Editoriali

 
EXPO TrE - Real Estate Tourism: cui prodest "davvero"?
19 aprile 2010

di Paola G. Lunghini

Si è svolta dal 15 al 18 aprile, presso l’Arsenale di Venezia, la prima edizione della Fiera dedicata al turismo immobiliare. Si veda in merito www.expo-tre.com.

Difficile valutare una Fiera immobiliare alla sua prima edizione; e ancora più difficile se la si è visitata solo nel suo terzo giorno di vita e per giunta il sabato 17, quando il clima era già incredibilmente (la conclusione della manifestazione era prevista per il giorno successivo) di quasi generalizzata smobilitazione. Vulcano islandese a parte, si capisce.

Ma poichè di manifestazioni immobiliari scrivo da circa tre decenni ecco le mie considerazioni, in tre punti: Venezia, l’Arsenale, e TrE.

Venezia. Difficile persuadere gli organizzatori (expovenice, neppure la conosco) della Fiera che Venezia NON è una destinazione fieristica: Venezia è unica al mondo, è turismo per definizione, è un museo a cielo aperto, è un fantastico terminal crocieristico, va benissimo anche per convegni e congressi etc etc etc. Venezia è tutto quello che volete voi, ma non è una città a vocazione fieristica. Non lo è mai stata, nonostante la sua storia emporiale, né credo mai lo sarà.

Venezia va bene (ma va bene davvero, visto l’incredibile degrado che le sue case e i suoi palazzi vieppiù mostrano ogni anno che passa?) per i tempi lenti del turismo culturale, del turismo elegante, e pure del turismo congressuale; e dei tempi senza intelligenza del turismo mordi e fuggi…

Ma non va affatto bene per farci le Fiere.

Perché? Semplice, perché è scomoda.

Non è baricentrica , e non puoi farci niente. E per giunta, anche se ottimamente collegata a tutto il mondo, quando ci si arriva arriva anche il collo di bottiglia: l’acqua.

E non puoi farci niente.

Nonostante i vaporetti di Venezia funzionino in modo che non esito a definire mirabile, i tempi tecnici per gli spostamenti sono infiniti , e ogni tratta a bordo di un vaporetto è uno stress, oltre che una bolgia: vi si mischiano giapponesi/cinesi/coreani/etc carichi di valigioni, americani obesi, passeggini/carrozzine/bambini urlanti, signore veneziane con pesanti sporte della spesa, e tanti, tanti over 70 (Venezia ha una quota di anziani incredibile, e spesso ahimè carica di acciacchi) che nonostante gli acciacchi si spostano in continuazione all’interno della città, grazie a un sacrosanto ticket che ciò loro permette .

(I veneziani giustamente ritengono che la città sia loro, e troppo spesso considerano i turisti un “fastidio necessario”. Con tutte le conseguenze del caso).

La gente che va alle Fiere, di solito e invece, va di fretta perché deve - i propri tempi – ottimizzarli al massimo (sì, lo so che a Venezia ci sono anche i taxi: a parte i costi che non esito a definire folli, credete davvero che lungo i canali i taxi possano correre ? ma vah!). Dell’aeroporto non parlo in quanto non saprei cosa dire: non mi è mai successo nella vita di atterrarci. Abitando a Milano, da sempre a Venezia ci sono andata in treno.

Il discorso sin qui complicato si fa ancor più complesso se si considera la circostanza che una Fiera ha una sua tematica tutta particolare per quanto attiene gli allestimenti. Occorre un contesto circostante superallenato a lavorare sul filo del rasoio, e capace di risolvere in tempi rapidissimi qualsiasi problema che si venga a porre, e che inevitabilmente spesso si pone.

Insomma, non sono sicura che l’ambiente corrisponda davvero alla dinamica, sempre tra l’altro in evoluzione, dell’industria fieristica.

Per limitarci all’Italia, vi siete mai chiesti perché le Fiere importanti si fanno a Milano, a Bologna, a Verona o a Rimini, e non a San Giminiano o a Urbino?

L’Arsenale. Cosa sia l’Arsenale, per Venezia e la sua storia, lo sapete tutti. E’ l’immensa fabbrica dove nei secoli che furono si costruivano in un men che non si dica le navi che per tanti secoli avrebbero assicurato alla Serenissima il dominio dei mari. Primo esempio forse in Europa di coperture che oggi diremmo sindacali, e di benefit speciali ai lavoratori specializzati che vi operavano, spesso in gran segreto. Quelle navi che, allora miracolo della miglior tecnologia possibile, commerciavano e guerreggiavano, senza pietà alcuna per coloro che erano addetti ai remi… Eh, sì, perché la cristianissima “Regina dei Mari” sapeva il fatto suo, in materia di conquiste e di emporialità.

Cosa sia l’Arsenale oggi lo sapete tutti: e se non ve lo ricordate, guardatevi www.arsenaledivenezia.it. Ove le ultime informazioni caricate risalgono peraltro a diversi anni orsono.

Sottoutilizzata, adibita solo in parte -e con caratteristiche di stagionalità - ad attività culturali (leggi Biennale. Ma la Biennale d’ arte è davvero d’arte? Avendola visitata l’estate scorsa avrei delle perplessità a così definirla) l’enorme area - un decimo della superficie complessiva di Venezia - è quello che è: abbandono, degrado, irraggiungibilità. E se anche qualche pezzetto di codesto sito è stato negli ultimi anni restaurato (chissà a quali costi!), non mi pare che il sito in sé possa essere pensato come localizzazione fieristica.

Difficile, però, persuadere di ciò expovenice.

Anzi, per quanto ne so, è difficile persuadere i veneziani di alcunché.

Expo TrE. Percorro, sabato 17 aprile verso le 12.30, a passo veloce – sono scesa alla fermata di Celestia (qui sorgeva un tempo , mi pare, un Convento : da cui il nome) - la lunghissima “passerella“ metallica, centinaia di metri, inserita come una orrida struttura ortopedica nelle ciclopiche mura esterne dell’ Arsenale; e che, come il sito di Expo TrE bene indica, conduce alla Fiera. Non c’ è anima viva, e non incontro nessuno : solo una signora che vi porta a passeggio un cagnetto bastardino. Nonostante qualche cartello (forse sarebbe meglio dire alcuni fogli A3) indichi che la direzione è quella giusta, ho come un senso di smarrimento. Passo accanto a un “ waste disposal” (legnami sfrantummati, scatoloni, sconcezze e immondizie varie, il tutto in bella vista), sulle vetrate campeggia una scritta del tipo “ riservato agli espositori” … Finalmente un pezzetto di moquette azzurra e due pianticelle ai lati di un portoncino (e un rassicurante poster) mi dicono che, sì, sono arrivata: all’ingresso secondario.

Della Fiera.

Ottimo.

Da quando sono arrivata in Stazione è passata circa un’ora e mezza.

Giro intorno al padiglione (non so come chiamarlo se non così) e, dopo la registrazione al Desk della Stampa, incomincio la visita alla Fiera. Che naturalmente ha il suo ingresso principale dalla parte opposta a quella che ho preso io (erano due le opzioni consigliate dal sito web).

Ah ah. Non tutto il male vien per nuocere: gli “altri” ospiti hanno visto la lunga passatoia di moquette (azzurra), e le lenzuolate bianche che in qualche modo abbellivano il percorso, e il grande cartellone – pieno zeppo del logo degli sponsor, degli innumerevoli patrocinatori, dei media partner, etc - all’ingresso principale.

Che altro, nell’area? Ristorantino a parte (che ho solo intravisto), il bancone del Bar - e spazio adiacente - si distingueva per la gentilezza degli addetti, e per il numero infinito di tazze e bicchieri sporchi che nessuno raccoglieva.

Il resto è cronaca. Una ventina di Convegni su tutti i possibili temi dell’attualità turistico-immobiliare hanno fatto accorrere in loco oltre un centinaio di relatori (e numerosi di gran nome). Molti enti locali e territoriali hanno collaborato all’iniziativa, portando nei – dicono – 6 mila metri quadrati della Fiera i loro stand (non ho mai visto nella vita tanta “modestia”, estetica e stilistica. Credetemi, non era understatement di tipo piemontese, era proprio “sana” modestia).

C’era, in forze, il Ministero della Difesa: che – dopo la folgorante apparizione al MIPIM 2009 e questa volta a casa sua , visto che l’Arsenale, vero,….sarebbe roba sua – si augurerebbe di poter procedere sia pure a piccoli passi sulla strada delle valorizzazioni. Incontro i colonnelli e i capitani , anche del Geniodife, conosciuti a Cannes, ed è quasi una festa. Peccato che in nessuno stand vi sia qualcosa (canapes, prosecchino) con cui festeggiare!

Alcune società private di grande o buon nome, e alcune locali e piccoline, hanno voluto encomiabilmente investire (il Ministro del Turismo e l’ENIT rendano loro merito) per partecipare a TrE: tra queste cito UniCredit, Brioschi, Gruppo Scarpellini, Redilco, Est Capital, Gruppo Mela, Mabo, la venezianissima Nova Marghera (Gruppo Guaraldo), Gruppo Maggi RE, etc. C’erano anche alcune importanti catene alberghiere, etc.

Salvo presentare, ut supra, stand completamente vuoti già il terzo giorno dei lavori.

Intendiamoci, Mela, Redilco e Maggi RE erano ben presenti, visto che ho visto e salutato Mario Mela e i suoi collaboratori; Gianluca Mazzi, Redilco, e i suoi collaboratori; e pure la coppia Cesare ed Angela Maggi (seduti allo stand mano nella mano i coniugi Maggi erano in assoluto la cosa più bella della Fiera).

Domanda: ma a chi serviva, questa Fiera, davvero?

Mi hanno detto che le due serate di gala (all’Hotel Danieli la prima, presente il nuovo Sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni ; e la seconda all’Hotel San Clemente, presente l’archistar Tom Wright, premiato “alla carriera“ per aver inventato la “Vela” di Dubai, non sono certa ci fossero tutti gli altri cinque architetti premiati) organizzate in onore delle Autorità, degli espositori e degli ospiti - le due categorie spesso hanno coinciso - sono state un gran successo. Menomale. E grazie tante , vorrei vedere chi non apprezzerebbe il Danieli o il San Clemente, due degli alberghi più celebrati della terra!

Complimenti vivissimi all’Ufficio Stampa: chi ha già letto o leggerà la corposa Rassegna della Stampa di ExpoTrE non potrà mai credere che tutto ciò abbia riguardato, secondo le mie affidabilissime fonti, poco più di un migliaio di persone.

L’ingresso alla Fiera



Lo stand del Ministero della Difesa



Il “waste disposal“ (a sinistra) in bella vista, ben visibile anche dall’interno dell’Arsenale



Il “waste disposal” (a destra) in bella vista, ben visibile anche dall’interno dell’Arsenale



I coniugi Maggi a uno dei loro stand



Lo stand di AICA- Associazione Italiana Catene Alberghiere