Le mie Interviste

  • INTERVISTA a Fabio Tedesco, Facilities Manager, Sun Microsystems Italia (9 novembre 2005)

Nato a Milano nel 1957, Fabio Tedesco ha sempre vissuto a Milano salvo due periodi: dopo la laurea (in Archiettura, nel 1980, Tesi con il Prof. Marco Zanuso) tra il 1980 e il 1982, quando si è trasferito a Rapallo dove ha lavorato (Vice-capo cantiere) per un'impresa di Costruzioni di Milano che realizzava le opere a terra del porto turistico. Poi, tra il 1994 e il 1998, ha vissuto a Roma, come Property Manager Centro/Sud per la Digital Equipment. Ha svolto attività di Project Manager e di Property Manager con focalizzazione su aspetti di facility management (gestione del patrimonio immobiliare della società) e di ricerca e realizzazione di due nuove sedi a Gallarate ed a Roma.Ha collaborato con la Società di ingegneria Elvezia Engineering. Si è occupato di progettazione esecutiva e coordinamento dei lavori di edilizia residenziale per circa 200.000 mq .Successivamente si è occupato dell'esecuzione di opere stradali e di lavori relativi ad impianti di depurazione e fognatura, presso uno Studio di ingegneria.

Oggi, Dirigente Sun Microsystems Italia, ha la responsabilità della gestione dei servizi nelle cinque sedi della Società: Milano, Roma (due sedi), Torino e Padova. Si è anche occupato di ricercare e realizzare la nuova sede di Milano (circa 9.000 mq.) e della nuova sede a Cernusco S.N. (2.200 mq.), della ristrutturazione della sede di Roma (1.200 mq.), di una seconda sede a Roma (1.000 mq.); nel corso dell'anno 2000 ha ultimato la nuova sede di Padova (450 mq.), ha curato l'ampliamento della sede di Torino (per complessivi 500 mq) e la realizzazione della nuova sede per l'Education a Roma (circa 400 mq).

Ha come hobby la fotografia e la lettura. Pratica numerosi sport: arrampicata e escursioni in quota, tennis, nuoto, sub e sci.

D. Quando è avvenuto il Suo "primo incontro" di lavoro con il Facilities Management, e perchè?
R. Per molti anni tutte le mie esperienze di lavoro sono state orientate a realizzare progetti: nell'impresa di costruzioni e nel primo studio di ingegneria dove ho lavorato mi sono principalmente occupato di coordinare le fasi di costruzione;in seguito la mia occupazione è stata quella di progettare e seguire i cantieri. In Digital entrai come project manager e presto mi resi conto che il gruppo al quale io appartenevo spesso realizzava uffici che una volta ultimati venivano passati in gestione ad un team di facilities manager che non avevano minimamente partecipato alla fase progettuale. Quando si presentò l’opportunità di diventare Property Manager per il Centro Sud, con responsabilità sia di gestione che di realizzazione di nuovi progetti, non esitai. Così mi trovai ad occuparmi di gestione di risorse, di manutenzione e di tutti gli aspetti relativi alla vita di un palazzo uffici; mantenevo però la prospettiva del progettista e così realizzai la nuova sede di Compaq a Roma quando questa società acquistò la Digital.

D. Lei è molto giovane, ma ha già al Suo attivo diverse significative esperienze professionali. Qual'è, per Lei, "il Suo francobollo", cioè la "cosa più bella" che hai fatto?
R. Le apparenze ingannano, mi avvicino ai 49 anni; ma sono comunque giovane! Ritengo che il mio percorso professionale mi abbia permesso di realizzare alcuni progetti significativi. Ultimo in ordine di tempo e' la sede di SUN Italia a Milano, ma ritengo che anche il progetto per Compaq a Roma e per Digital a Gallarate siano state esperienze molto belle. In Sun ho potuto anche creare dall'inizio la struttura di facilities, seppur in completo outsource, e dare un'impronta a tutte le 5 sedi in Italia.

D. Che cosa Le piacerebbe poter "fare", nell'ambito del comparto FM?
R. Di Facility Management si parla in Italia da alcuni anni, pochi se confrontati con le esperienze estere. Credo che ci siano ampi spazi di crescita per questa professione che oggi si limita, nel migliore dei casi, a gestire realtà aziendali con alcuni edifici. La scala di crescita del F.M. deve avvenire verso il quartiere, la città dove i nostri edifici sono inseriti. Purtroppo, quasi sempre, le nuove realizzazioni sono fatte senza considerare le necessità di chi poi occuperà l'immobile e senza valutare l'impatto sul quartiere. Un esempio molto banale, ma semplice da capire: i parcheggi. L'80% dei dipendenti di una società come la nostra ha la necessità di utilizzare l’automobile per raggiungere clienti e partner. Spesso i dipendenti entrano ed escono dall'ufficio più volte durante il giorno, dunque la facilità di trovare un parcheggio è fondamentale. Se il palazzo non ha adeguati posti auto, il quartiere ne risente negativamente. Ritengo che il Facility Manager debba condividere con istituzioni, promotori immobiliari e costruttori temi come questo, spesso trascurati, nella realizzazione di quartieri o edifici per uffici.Altro aspetto è partecipare alla formazione di giovani che sempre più sono attratti da questa attività .

D. Lei ha anche al Suo attivo una consistente esperienza associativa: di cosa si è occupato, in particolare?
R. L'associazione di cui faccio parte unisce domanda e offerta nell'area facilities. Credo che l’obiettivo principale di questa associazione sia coniugare le esigenze di una e dell’altra e tradurre il tutto in una dialettica costruttiva. Durante gli anni in cui sono stato membro del Board abbiamo cercato di trovare nuovi stimoli e di dare maggiore impulso all’associazione. Oggi partecipo a gruppi di lavoro specifici e a convegni, spesso in qualità di relatore, e fornisco il mio contributo per i corsi di formazione ai giovani che si affacciano al mondo del Facility.

D. Ombre e luci della professione, oggi.
R. Recentemente, un collega F.M., scherzando, ha paragonato la nostra attività a quella dell'amministratore di Condominio. In altri casi il F.M. è "quello dei Servizi Generali". Credo invece che la professionalità del F.M. sia molto più complessa e le competenze che ci sono richieste siamo molto diversificate. Purtroppo, ancora oggi, in tante realtà nazionali stenta a decollare il concetto di Facility Management. Il F.M. deve avere spiccate capacità relazionali e manageriali, competenze tecniche sugli impianti, architettoniche per configurare i lay-out, progettuali per la realizzazione di nuove sedi, di project management per gestire i progetti, amministrative per gestire un budget anche importanti. Spesso il F.M. ha responsabilità degli aspetti di gestione della Sicurezza intesa come Guardiania ed antintrusione; nonchè della Safety intesa come Sicurezza sul Lavoro (Dlgs 626/94 ed aggiornamenti) Insomma è una professione molto varia e quindi complessa, che non in tutte le aziende trova il giusto riconoscimento .Poche realtà sono avanzate come SUN dove il Facility è una funzione inserita nel Management Team italiano e dove può contare sul supporto di una struttura internazionale.

D. Quali gli incroci tra il Property e il Facilities Management?
R. Pochi proprietari danno in gestione i propri immobili ad una struttura di Property. Dei cinque edifici che SUN ha in locazione solo in un caso interagisco con una struttura Property. Questa è la situazione ottimale per un inquilino come SUN. La visione del Property è molto simile a quella del Facility, ma quest’ultimo deve occuparsi anche dei servizi alle persone, ai dipendenti dell'azienda ed ai visitatori, che per lui diventano "i clienti". Sia per il Facility che per il Property l'edificio è un bene da conservare al meglio con impianti ben mantenuti ed in funzione. Il valore dell'edifico è dato in misura molto forte dall'inquilino che lo utilizza. Un buon rapporto con l'inquilino facilita la gestione dell'immobile e lo valorizza. L'inquilino non è un semplice "attributo" dell'edificio, come spesso definito dai proprietari di immobili, ma uno degli attori essenziali per la sua valorizzazione.

D. Perchè, nel FM, si può parlare di "innovazione"?
R. A mio avviso è una professione in cui occorre passione e creatività. Ogni giorno ci misuriamo con problemi nuovi che occorre affrontare e risolvere velocemente. In particolare, in una società come SUN, rivolta ad un mercato in continua evoluzione, è importante che anche il F.M. agisca in modo innovativo.

D. Il Facilities Manager, secondo me, sta guadagnando spazi e potere decisionale. E' d'accordo, o sono troppo ottimista?
R. In quasi tutte le aziende le voci di costo più importanti sono i dipendenti e gli edifici (con la loro gestione). Ora è chiaro che se si effettua una gestione attenta degli edifici, degli spazi e dei servizi in modo da valorizzare i contenuti e riducendo i costi per la società, il Facility Manager assume importanza. Partecipando alle riunioni strategiche dell'azienda si è in grado di uniformare i propri obiettivi a quelli della società in modo da fornire gli spazi adeguati nei tempi corretti. La mancanza di pianificazione è fonte di grossi sprechi e crea insoddisfazione nei dipendenti e nel management.

D. E' una mia impressione, o nel comparto retail (Centri Commerciali) di FM ve ne è ancora poco? Perchè?
R. Non ho una esperienza diretta in questo settore. Da quello che so, le Proprietà affidano spesso ad una Property la gestione dei Centri Commerciali. Probabilmente manca la visione rivolta alle persone, che nel caso del retail sono sia i lavoratori interni dei Centri che tutti i clienti che fruiscono del Centro.

D. Come intravede il futuro del mercato, dal punto di vista della domanda, cioè?
R. Oggi in Italia la domanda è ancora molto diversificata e il mercato italiano non ha ancora a mio avviso una connotazione precisa. Si passa da aziende assolutamente prive di struttura Facility a quelle con i servizi generali al proprio interno, da aziende che affidano alla direzione acquisti l'onere di comprare i servizi all'esterno a quelle che hanno al proprio interno una struttura di Facility. E anche in questo ultimo caso ci sono notevoli differenze: si passa dall'outsource estremo, come nel caso di SUN, ai servizi interamente gestiti in-house, ovvero con tutte risorse interne.

D. Passiamo ad altro. Lei è un architetto-manager, ma pur sempre un architetto. Oggi l'Italia sembra attraversata - dopo anni di immobilismo - da un vero e proprio furore architettonico: si parla addirittura di "nuovo Rinascimento". Qual è la Sua opinione?
R. Le grandi città avevano sicuramente bisogno che si mettesse mano ad alcuni progetti di riqualificazione, il giudizio sul "nuovo Rinascimento" dovremo però lasciarlo ai posteri. Mi preme dire che spesso i grandi progetti assorbono l'attenzione delle autorità e dei media. Ma all'ombra di queste opere ci sono altri progetti che non trovano spesso le correte attenzioni o che viceversa sfruttano la minore notorietà per avere una maggiore libertà di azione. Quello che mi auguro venga sempre valutato in tutti i progetti è l'inserimento nel tessuto esistente. Se creiamo un quartiere uffici per migliaia di impiegati, la viabilità ed i servizi della zona devono essere adeguati. Se trasformiamo una area da ex-industriale a residenziale ci devo essere i servizi che la residenza richiede. L'apertura di un multisala in città stravolge il traffico, i parcheggi, i flussi ecc..

D. In Italia stanno operando moltissimi architetti stranieri, da Foster a Liebeskind, da Tange Jr a Zaha Hadid. Stanno facendo di tutto: masterplan, nuovi city quarter, alberghi... Molti se ne sono accorti da tempo, anche se il dibattito è di questi ultimi mesi... Come la pensa?
R. Ben vengano gli "stranieri", ma ad almeno due condizioni. Prima: non operino in Italia col desiderio di fare un monumento a se stessi, ma di realizzare "Opere" che si inseriscano nel tessuto esistente. Seconda: per operare sul territorio occorre conoscerlo: chi "arriva" dall'estero deve poter conoscere la città e il quartiere dove va ad operare. Purtroppo non e' sempre così.

D. Grattacieli o non grattacieli: è questo l'altro dibattito, oggi, a Milano. Qual è il Suo parere in merito? Ci vogliono o no i grattacieli - per gli uffici - nelle nostre città?
R. E' dagli anni '30 che si dibatte di "Case (costruzioni) alte, medie o basse". Non credo ci sia un unica risposta a questa domanda. Occorre considerare che ci sono dei limiti dimensionali dati dal miglior utilizzo di un piano. In questi anni di attività ho riscontrato come piante di 1000 mq (+\- 10%) rappresentano la superficie ottimale per lo sfruttamento dello spazio uffici. Ciò si riflette quindi anche sull'altezza degli edifici dovendo comunque rispettare vincoli di volumetria. Comunque ci sono degli aspetti positivi anche nell'altezza di un edificio: libera più spazi, che possono essere destinate al verde o a servizi, ma altera notevolmente lo sky-line. Va quindi valutato caso per caso e città per città. Oggi mi sembra ci sia un desiderio di battere "primati" quasi fossimo a San Gimignano. Ma allora correva il XIII secolo e non si parlava ancora di Rinascimento.