Le mie Interviste

Intervista a Paolo Garretti,
AD di Garretti Associati, 15 gennaio 2008

Molti progetti, e un grande sogno!

Nato a Buenos Aires, laureatosi in architettura al Politecnico di Milano, Paolo Garretti è AD del noto Studio di architettura che porta il suo nome.
 

 


D. Quando è stato fondato lo Studio?

R. Lo studio Garretti Associati è stato fondato nel settembre del 2005, ma in realtà ha vita molto più lunga. Nel 2000, infatti, nasce la joint venture con lo studio di progettazione inglese Aukett, anche se le collaborazioni internazionali risalgono già al 1996.

D. Qual è la specializzazione?

R. Lo Studio offre un’ampia integrazione di discipline progettuali, che spaziano dall’architettura all’urbanistica, dall’ingegneria strutturale a quella impiantistica, dallo space planning all’interior design.
Inoltre l’organizzazione, il coordinamento e la gestione di progetti complessi, lo svolgimento dell’iter per le pratiche amministrative e la direzione del cantiere sono attività che garantiscono una maggiore integrazione e controllo del progetto.

D. Parliamo della vostra partnership con gli inglesi di Aukett.

R. L' alleanza è nata circa dieci anni fa, ed è stata una delle prime partnership tra due Studi di progettazione di diversa nazionalità. L’esperienza ci ha permesso di fare quel salto di qualità tra uno studio di impostazione tradizionale, con la figura dell’architetto tuttofare (gli inglesi dicono “one man show”) a uno più strutturato e gerarchizzato, organizzato con team di lavoro specializzati le cui professionalità coinvolte rappresentano almeno un membro per ogni disciplina necessaria.
Insomma un’impostazione che mira a soddisfare le esigenze di un nuovo tipo di cliente, per l’appunto un cliente istituzionale internazionale, che ha come standard qualitativi di riferimento quelli di tipo anglosassone, già da tempo consolidati.
La nostra partnership con Aukett, di fatto, è stata molto di più di una semplice partnership tra l’Italia e l’Inghilterra; le “mire espansionistiche” di Aukett hanno dato vita ad un network europeo molto esteso, che solo sei o sette anni fa era una assoluta novità e di cui ancora oggi, sebbene la collaborazione con Aukett sia terminata, sfruttiamo le proprietà e raccogliamo i frutti.
E’ recentissima, infatti, l’acquisizione di un nuovo progetto residenziale, di circa 90 mila metri quadrati, che verrà eseguito con la partecipazione dei colleghi belgi e dei colleghi inglesi, membri dell’originale network europeo.

D. Com'è composto lo Studio italiano, oggi?

R. Lo Studio è composto da 20 professionisti, tra collaboratori interni ed esterni, per la maggior parte architetti. Molti di essi vantano esperienze pluriennali all’estero. Spesso, a seconda dei progetti e del coinvolgimento di altri studi europei, si verificano trasferte di risorse da un ufficio all’altro per migliorare/velocizzare le prestazioni e i servizi richiesti dalla committenza.
Inoltre Garretti Associati ha di recente inaugurato un ulteriore studio a Genova composto da cinque architetti che, oltre a collaborare su progetti acquisiti tramite lo studio milanese, stanno esplorando il mercato ligure; mercato che, fortunatamente, non è di solo “dominio Renzo Piano”. ……

D. Qual è stato il progetto che vi ha dato la notorietà nella real estate community?

R. Ritengo sia stato la realizzazione del Centro Direzionale "Bodio Center" a Milano, primo esempio in Italia di riqualificazione e trasformazione di ex aree industriali in edifici per uffici con standard prestazionali e di qualità di tipo europeo. Ed è stato il progetto sul quale abbiamo testato e validato la partnership internazionale con Aukett.

D. Quali i progetti di recente realizzazione?

R. Tra i progetti di recente conclusione si possono annoverare la ristrutturazione degli uffici della Bank of New York (350 metri quadrati ) a Milano, la nuova sede dello Studio Legale Lovells (3 mila), a Milano, il fit out degli uffici di Mentor Graphics (800) a Sesto San Giovanni (MI) e Business Objects (950) sempre a Sesto San Giovanni (MI). Inoltre, a novembre 2007, è stata completata la nuova SPA del noto sporting center Harbour Club Sporting & Spa di Milano.

D. Di cosa si tratta ?

R. E' un gran progetto, ben 1200 metri quadrati immersi in un contesto sensazionale e unico nel suo genere. I tratti distintivi della nuova SPA sono design contemporaneo e atmosfera accogliente, viste panoramiche, eleganza degli ambienti e funzionalità delle strutture. All’interno si trovano due diverse aree: l’Area Trattamenti (con dodici cabine dedicate alla cura del corpo e del viso), e l’Oasi Termale, costituita da due saune di cui una Bio con rilascio moderato di umidità e l’altra finlandese; due diversi bagni di vapore di cui uno classico e l’altro aromatico; docce sensoriali aromatiche; un’area di reazione con fontana di ghiaccio, nebbia e diluvio freddo, ideali dopo la sauna. Per completare l'offerta è a disposizione una scenografica piscina talassoterapica all’aperto, riscaldata a 37°, per beneficiare degli effetti dei sali minerali marini e dell’effetto tonificante dell’acqua. L’accesso alla SPA avviene attraverso una suggestiva ambientazione della reception, caratterizzata dal particolare disegno del soffitto che permette alla luce naturale di penetrare direttamente attraverso dei lucernai disposti in modo casuale. Nelle ore serali questi lucernai regalano maggiori suggestioni grazie alle loro variazioni cromatiche. Lo stesso ambiente distingue anche le aree del nuovo ristorante/bar, che offre la possibilità di apprezzare le proposte gourmet anche sulle meravigliose terrazze panoramiche immerse nel verde del parco circostante. Quest’area è impreziosita dalla realizzazione di un leggero e trasparente soppalco, che appare sospeso nello spazio a tutta altezza dell’esistente ristorante.

D. In cosa siete impegnati, oggi?

R. Attualmente lo Studio è impegnato nella riqualificazione e trasformazione di ex aree industriali, i cosiddetti brown field, aree molto spesso urbane, che solo negli ultimi anni sono state considerate risorse inestimabili per il rinnovamento e miglioramento della città in cui risiedono.
Ne è un esempio l’area dell’ex Istituto Sieroterapico a Milano con la progettazione dell’”edificio alto” di circa 8.000 metri quadrati. A completamento dell’impianto residenziale già in cantiere, si è dato l’avvio alla trasformazione di un’area che dopo la dismissione è rimasta abbandonata per anni.
L’area ex Magneti Marelli a Sesto San Giovanni (MI), con la progettazione del centro direzionale Edison Business Center, di circa 35 mila metri quadrati , il cui completamento è previsto per la fine del 2009.
L’area ex Alcatel di Vimercate (MI), 50 mila metri quadrati , con un progetto per il trasferimento e la riqualificazione dell’esistente polo industriale in un nuovo ed adiacente polo per attività produttive, tecnologiche e terziario.
Di recente acquisizione è il vasto progetto residenziale a San Donato Milanese (MI), che prevede la trasformazione di un vecchia area industriale, ex Metanopoli, in un quartiere residenziale di circa 57 mila metri quadrati . Nel cuore della stessa San Donato, in un’area verde non utilizzata, è previsto lo sviluppo di un altro quartiere residenziale immerso in un parco la cui superficie supera i 60 mila.

D. Quali sono le caratteristiche distintive di questi interventi sotto il profilo immobiliare?

R. Sotto il profilo immobiliare si tratta di operazioni molto complesse e di diversa natura, così come di diversa natura sono gli operatori coinvolti in queste operazioni.
Il centro direzionale Edison Business Center, per esempio, è un operazione in cui la proprietà Nexity Italia, nota società di sviluppo francese, come propria strategia aziendale non si accolla i rischi di uno sviluppo speculativo. In questo caso specifico, infatti, esiste già un proprietario finale, che è un Fondo Immobiliare tedesco.
Per l’area di Vimercate, invece ( il progetto iniziale ci è stato commissionato da Europa Capital), si è trattato di un’operazione di sviluppo urbanistico e messa a reddito sul medio periodo. Attualmente sia l’area sia il progetto hanno cambiato proprietario, infatti sono stati acquisiti da Segro (ex Slough Estate) una delle più grosse società di sviluppo immobiliare specializzata in “flexible office space”. L’operazione è nota per aver fruttato molti milioni di euro alla precedente proprietà all’atto di vendita.
Di diversa natura, ma più semplificata e diretta, è invece la strategia immobiliare del Gruppo Statuto che, attraverso Fondi Immobiliari a lui facenti capo, sviluppa i suoi progetti residenziali con successiva vendita frazionata. E’ il caso dei due progetti Ex Sieroterapico e San Donato Milanese.

D. Passiamo all' estero: hai progetti in vista in mercati emergenti, o già emersi?

R. Non li chiamerei mercati emergenti, ma piuttosto “luoghi” in cui ancora è possibile sognare e dove si può ancora dare spazio incondizionato alle proprie idee e ai propri desideri. Ho un progetto nel cuore e nella testa, ed è l’Argentina, che non può ancora chiamarsi mercato emergente, ma ha tutte le caratteristiche per poterlo diventare a breve.

D.E’ un mercato in cui credi. Perché?

R. Una piccola premessa doverosa: io sono nato in Argentina e ci ho vissuto fino a 17 anni. Ho sempre mantenuto rapporti con i miei amici di allora e ci sono tornato negli ultimi anni, da quando si comincia a vedere un po’ di luce dopo un lungo buio.
Seconda premessa doverosa: avendo spesso a che fare con altri Paesi europei, UK in particolare, il mio tasso di depressione rispetto alle possibilità future del nostro povero Paese (Italia, intendo) è ampiamente cresciuto.
Arrivo al dunque: l' Argentina ha avuto un lungo periodo di declino dovuto a questioni monetarie e contingenti. Monetarie a causa della scellerata scelta di vincolare la valuta locale al dollaro ignorando il differenziale di sviluppo tra un Paese sudamericano e gli USA. Contingenti perché la principale risorsa inesauribile dell'Argentina è sempre stata l'agricoltura e finché ha alimentato il mondo occidentale, specialmente nei periodi bellici, si è spudoratamente arricchita. Quando il mondo occidentale è diventato produttore in eccesso di derrate alimentari sussidiate, è andata in miseria. Ora invece ci sono 3 miliardi tra cinesi e indiani con una economia in forte crescita che, come prima cosa, vogliono togliersi la fame. Comprano derrate alimentari a tutto spiano all'Argentina, Brasile, Paraguay etc… e questo continuerà ancora per molti anni a venire.
A Buenos Aires è cambiata l'aria che si respira nel giro di pochi anni, sono ricomparse le gru, c'è un mercato che si sta risvegliando da un letargo forzato e specialmente c'è una città (splendida) che ha bisogno di rifarsi la faccia dopo anni di immobilismo.
Il mio sogno sarebbe quello di provare a esplorare opportunità di investimenti immobiliari in un Paese con una tradizione culturale tradizionalmente vicina all'Italia ed all'Europa, molto più facile per noi di quanto lo siano i Paesi dell'Est europeo o la Cina, e meno assalita dagli investitori americani e britannici.