Le mie Lettere Aperte

  • Lettera aperta a Giovanni Gabetti, dal 29 aprile Presidente Onorario di Gabetti Holding

2 maggio 2005

Carissimo Nino,

e così, venerdì 29 aprile, sai andato in ufficio, commosso hai salutato tutti e hai detto "Basta, adesso andate avanti voi".
Ti sei per modo di dire accontentato - c'era all'ordine del giorno l'approvazione del bilancio e il successivo CdA - di un ruolo, quello di Presidente Onorario della Gabetti Holding, che Ti si addice solo per una salute non buona con la quale stai facendo i conti da anni, e che Ti vede un pò al mare e un pò "relegato" nella Tua casa al centro di Milano. Una casa che ricordo bellissima, a un piano molto alto: nelle giornate limpide, da case così, si vedono tutte le montagne.
Nel palazzo di di via Ugo Bassi - dove il Gruppo si è trasferito poco più di un anno fa - Ti hanno visto molto poco, e per lo più per impegni di Calendario. Io, l'ultima volta Ti ho incontrato ancora in corso Matteotti, negli uffici ovattati della Holding. Là c'era anche uno splendido terrazzo, nel cuore di Milano un vero tesoro.
Le cose belle Ti sono sempre piaciute.
Anche la villa che un tempo avevi in Brianza, ricordo, era molto bella. E molto bella era anche Emma, in età da esserti figlia e persino forse un attimo più giovane dei Tuoi stessi figli (Gian Mario ed Elio). Avevi in lei, Tu già più che cinquantenne, una sposa bambina (ma non bambola, anzi. Alta, sportivissima e spiritosa), una precoce e perfetta padrona di casa di più case: aperte a volte a ospiti di gran riguardo, ma per lo più riservate a una riservatezza tutta piemontese.

Era il 1978, quando Ti conobbi. Che anno, il 1978, per l'immobiliare! Tu, eri già celebre da un pezzo.
Il Tuo nome, il marchio rosso con la "g" minuscola e arrotondata, campeggiava in tutta Italia, sinonimo di una professione nuova, quella del moderno agente immobiliare, che in qualche modo avevi inventato. Trasformando, razionalizzando, direi quasi ingegnerizzando quella di "sensale" prima e "mediatore" poi, che avevi trovato presenti sul mercato quando vi eri entrato ragazzino.
Non ti piaceva tanto, quel tipo di mestiere che si faceva quando cominciasti Tu, negli anni '50: ma non per il mestiere in sè, anzi, ma per come era fatto e svolto. Ci voleva qualcosa di più. Un linguaggio uniforme, una tariffazione uniforme, un'insegna uguale in tutti quei negozi su strada dove, anzicchè merci, si vendevano servizi.
Ma poichè a quell'epoca nella società dei servizi - consapevolmente - non c'eravamo ancora, la gente diceva che alla Gabetti si vendevano le case.
Quante ne hai vendute, in 55 anni di "Gabetti"? Il numero, credo, è incalcolabile: ma certamente è una città.
Non hai inventato solo la nuova professione di agente immobiliare. Partendo dal marketing e dall'orientamento al cliente - un vero e proprio "amore", il Tuo! - hai perseguito, già dagli inizi degli anni settanta, una strategia pubblicitaria globale, fatta di messaggi istituzionali, promozionali e di offerta, con cui l'imprenditore dei servizi immobiliari affrontava e risolveva i problemi connessi con la propria attività.

Essere conosciuti, certo, ma anche conoscere. Ed ecco allora la "formazione Gabetti", una vera e propria scuola interna che precedeva la scrivania in ufficio o in agenzia. Scuola da cui sono passate in tanti anni migliaia di persone. Tanti ne hai "formati" e tanti Ti hanno anche presto lasciato, per trasformarsi a loro volta in imprenditori immobiliari (e oggi anche finanziari), pronti a farTi concorrenza ma forse anche a collaborare. Sapevi bene che strada avrebbero preso, e cosa sapevano fare e come: in fin dei conti, il mestiere glielo avevi insegnato Tu. Come hai insegnato, al mondo immobiliare degli anni settanta che a tali cose poco ci pensava, la necessità delle relazioni esterne e della comunicazione. Quanti sono stati, in quegli anni, gli articoli che Ti vedevano protagonista? Quante le interviste? E quante le Conferenze Stampa cui Ti sei saputo assoggettare?

E ancora non è tutto.
La fondazione del Centro Studi. Quanti "specchietti" con i prezzi di tutta Italia hai fatto preparare, quando i prezzi non li aveva nessuno, e quante volte li hai dati da pubblicare ai giornali, segnando, in questo, la strada da percorrere?
La creazione della immagine aziendale e quella Tua, pubblica. A quanti Convegni sei intervenuto? Quanti ne hai fatti organizzare? Quante volte sei comparso in TV, emblema del mercato immobiliare?
Last but not least, il coivolgimento in prima persona in un associazionismo non solo "domestico" (partendo dalle associazioni dei "mediatori " di Torino e Milano), ma internazionale. Rammento ancora la Tua presenza a una "Shelter Conference" a Washington, nel 1983 .....Di italiani eravamo due: Tu al Tavolo dei Relatori, e io in platea...
Tutte, queste, cose molto "culturali" (agli inizi di carriera con la cultura poco ti cullavi, troppo occupato sul campo a frazionar cantieri e a vender case, sempre di più, sempre di più) che Tu imparasti in fretta a fare Tue. Un "image maker" costantemente al fianco persin nella scelta della cravatta "giusta"; l'apprendimento delle tecniche per ben "parlare in pubblico"; la laurea - conseguita nel 1982 - presso la facoltà di Economia e Commercio all'Università Internazionale degli Studi Sociali di Roma ("La professione dell'agente immobiliare negli anni '80, il mercato abitativo e i problemi connessi" era stato il titolo della dissertazione); e lo studio a tappe forzate di quella lingua inglese così ostica alle tue orecchie torinesi.
Appassionato di musica e di psicologia, d'altronde, di curiosità intellettuale ne avevi da vendere; la Tua intelligenza è sempre stata vivacissima; e la capacità di leadership e il carisma, unanimamente riconosciuti (tentasti anche una tantum la carriera politica: ricordo agli inizi degli anni '80 un party elettorale in perfetto stile americano, in un grande albergo milanese. Ma, in quell'occasione, non fu successo).

Fu il mix di tutte queste caratteristiche, cui andava aggiunta una dimensione economica prominente per il settore, a far di te "l'uomo immobiliare" di quegli anni che ora ci sembran romanticamente eroici. Presidente della FIABCI Italia (l'unica associazione immobiliare che allora sapeva guardare all'estero) dal 1978 al 1981, e addirittura Presidente - nel 1981 /82- della Federazione mondiale, viaggiasti per il mondo a dispetto di una salute allora già non ferrea. La Penisola, l'Europa tutta, il mondo: un anno intero, quello da Presidente Mondiale, sempre con Emma al fianco, e con molti bauli al seguito, migliaia di mani da stringere, sino all' incontro con George Bush (senior).
Le più suggestive foto di quel tempo le ho viste più volte incorniciate in bella mostra nel Tuo ufficio, insieme alle innumerevoli onorificienze ricevute.
Ricevesti in quegli anni a casa Tua anche il mondo dell'immobiliare internazionale, che veniva a rendere omaggio al grande e famoso imprenditore immobiliare italiano, e ad allargare gli orizzonti del suo business.
Nel 1990, il balzo in Borsa fece scalpore: era, per una società di servizi immobiliari, la prima volta a piazza Affari. E molti non ne compresero nè la portata, nè la necessità. Ma come? Proprio Tu, noto come "padre padrone"? Ti facevi allettare dalle Sirene? Manie di grandezza? Eri grande già abbastanza!
Ma se nei numeri non crescevi più da tempo, sapevi molto bene cosa stavi facendo; e se la Tua esperienza personale Ti aveva consegnato non solo velluti, le letture di economia e management Ti avevano forse insegnato i rischi del solo capitalismo famigliare.
Poi, quasi improvvisa, la dicotomia: da una parte le agenzie "dirette", dall'altra quelle in franchising, una "figura" vista poco volentieri dal mercato più tradizionalista. Oggi siamo a circa 750 "Punti Gabetti", e al franchising ne vanno un buon 600...

Andasti avanti così per circa un decennio, in un mercato che - dopo la grande crisi - assumeva faticosamente i contorni dell'industria e, all'anglosassone, cominciava a non chiamarsi più immobiliare, ma real estate. Arrivavano gli operatori internazionali, arrivava la finanza, e di case di parlava sempre meno. Ma si tornava a venderne sempre di più...
Il resto è cronaca recente. Logica la diversificazione nell'immobiliare d'impresa con la creazione di Patrigest, corretto il timone sempre più in mano - e sino all'attuale presidenza della Holding - al Tuo secondogenito, Elio, che è con te in Azienda dal 1979, appena conseguita la laurea e che, forse, da domani passerà un po' di responsabilità al laureando figlio Federico. Opportune le alleanze importanti , come con la britannica Woolwich, l' americana Peabody, e - dallo scorso luglio - con l'italianissima Generali Properties.

Cosa farai adesso, Nino? Non Ti vedo a fare il "pensionato", anche se ami la lettura e la musica, e Ti so da sempre appassionato dello sport. D'accordo, di strada ne hai fatta tanta, e forse - quando si appartiene alla classe 1927 - è giunto il tempo del riposo. Metti i remi in barca, dici "andate avanti voi"? E pensi a quanta strada hai fatta da quel di Torino, da appena dopo la guerra, da quando Tuo padre, mediatore di piccoli esercizi commerciali, Ti prendeva con sè al sabato e alla domenica a contare sacchi di riso e pasta, e a sgranar granaglie, per fare l'inventario del magazzino della panetteria che di lì a pochi giorni avrebbe avuto un altro proprietario?
Riposo? Per Te, che da ragazzo per le vie di Torino e solo 60 anni fa, facevi - come altri giovanissimi - e a rischio della vita, il piccolo partigiano: come una volta, un pò, commosso, mi hai narrato?...

No, no, al Tuo "Basta", al Tuo "Addio alle Armi", io non ci posso credere. Ci sono tante cose da fare, ora che l'immobiliare si chiama real estate, ormai che è made in Italy anche lui.

Avanti ancora, Comandante Gabetti! Ci rivediamo, spero, presto.
Tua Paola (2 maggio 2005)