Rapporti e Analisi

 
I Mutui alle famiglie italiane, secondo Kiron - Gruppo Tecnocasa

18 settembre 2008

«L’andamento dell’economia italiana potrebbe registrare nel 2008 una crescita di poco superiore allo zero, penalizzando in particolare le famiglie e condizionandone il clima di fiducia. I consumi delle famiglie continuano a risentire della dinamica contenuta del reddito reale disponibile, influenzati dai continui rincari dei beni energetici e alimentari. Esistono forti tensioni inflazionistiche: nel primo semestre 2008 l’indice dei prezzi al consumo è aumentato del 4%, che potrebbe proseguire anche nella seconda parte del 2008.

In tale cornice economica il credito complessivo alle famiglie consumatrici ha registrato a marzo 2008 una crescita sostenuta, anche se in diminuzione rispetto al 2007 (+5,5 % rispetto a marzo 2007). Il rallentamento della crescita accomuna i principali Paesi dell’area Euro e arresta un ciclo di grande espansione del credito. Il valore delle consistenze dei mutui per le abitazioni e del credito al consumo è cresciuto a giugno 2008 dell’1,2% rispetto al 2007, per un valore complessivo di 311,2 miliardi di Euro.

Il mercato dei mutui per le abitazioni registra un rallentamento delle erogazioni a causa dell’andamento del settore immobiliare e dei tassi di interesse. Nel primo trimestre 2008 il valore delle erogazioni è stato di 14,18 miliardi di Euro (-0,18% sul corrispondente trimestre 2007). Nel primo trimestre 2008 crescono l’area insulare (+41%) e l’area nord occidentale (+0,1%); sono negative l’area meridionale (-10%), l’area centrale (-6%) e l’area nord orientale (-0,1%). I dati comprendono i volumi dei mutui per sostituzione e surroga, il che ci fa presumere che il calo sia ben superiore. Nel nostro Paese il mercato dei mutui è inferiore rispetto al mercato internazionale, il rapporto tra PIL e il credito alle famiglie per l’acquisto delle abitazioni è del 16,6%, contro una media europea del 45,6%. L’Italia si pone quindi tra gli ultimi paesi dell’UE in questo indicatore. Il mercato italiano è meno evoluto rispetto agli altri Paesi, in particolare la quota finanziata del valore dell’immobile è tra le più contenute rispetto al mercato internazionale. Non sono infatti ancora disponibili i contratti che permettono di ottenere anticipazioni a fronte dell’investimento della ricchezza familiare di un immobile (equity extraction). Le innovazioni più recenti, come i mutui per sostituzione, permetteranno di rinegoziare anche l’importo del finanziamento; di fatto sono una modalità che permette un vantaggio per la famiglia da un aumento della quotazione dell’immobile nel tempo.

L’andamento dei tassi di questi ultimi due anni ha determinato uno spostamento significativo verso il prodotto a tasso fisso, salito negli ultimi cinque mesi del 2008 a circa 2/3 delle erogazioni. Ciò nonostante l’elevata quota dei mutui a tasso variabile mantiene più alta rispetto alla media europea l’esposizione delle famiglie alle variazioni dei tassi.

Le nuove norme in materia di estinzione anticipata, sulla portabilità, e la recente convenzione bancaria tra l’ABI e il Ministero dell’Economia, permetteranno la revisione delle condizioni contrattuali atte a stabilizzare i flussi di pagamento a carico delle famiglie in difficoltà. Si stima che nei primi mesi del 2008 l’ammontare dei mutui sostituiti sia pari al 20% delle erogazioni.

Per quanto riguarda i tassi taeg sui mutui per importi superiori a 125 mila Euro, dopo i recenti interventi della BCE, sono cresciuti nel periodo marzo 2007-2008 di 1,29 bps. La crescita riflette il graduale adeguamento dei tassi bancari all’aumento di quelli ufficiali. Dalla fine del 2005, con l’avvio della fase restrittiva della politica monetaria della BCE, il tasso di riferimento è cresciuto di ben 2,5 punti percentuali, rendendo più difficile per le famiglie con contratti a tasso variabile la restituzione delle rate. Dobbiamo inoltre considerare che in Italia il costo dei mutui, sia a tasso variabile che a tasso fisso, è maggiore che nel resto dell’area Euro. Relativamente al tasso fisso, il differenziale ampliandosi fino a oltre 1 punto percentuale nell’agosto 2006, si è ridotto di 7/10 di punto alla fine del 2007. Tale situazione riflette in parte un aumento della concorrenza, crescono infatti tra il 2005 e il 2007 il numero delle banche che hanno erogato mutui a tasso fisso. Ulteriori riduzioni del differenziale potrebbero arrivare dall’emissione dei covered bonds, che permetterebbe alle banche di ridurre i costi della raccolta.

Nonostante l’aumento dei tassi, la qualità del credito alle famiglie è rimasta buona. Il rapporto tra le nuove sofferenze e i prestiti in essere è stato pari allo 0,8% come nel periodo 2006. L’evoluzione del settore dei mutui immobiliari potrebbe però aver accresciuto il grado di fragilità finanziaria delle famiglie, in particolare nelle fasce di reddito più basse, senza tuttavia riflettersi in un eccessivo aumento dei prestiti in sofferenza. Nel confronto internazionale il tasso di indebitamento delle famiglie sul reddito disponibile rimane ancora inferiore, pari al 50%, contro il 90% dell’area Euro.

La crescita dei prezzi degli immobili e del rapporto fra il valore del prestito e quello della garanzia si è tradotta in un aumento dell’importo medio dei nuovi mutui. Secondo la nostra indagine si è passati da un valore di 98.000 Euro del 2003 a 123.000 Euro nel primo semestre 2008.

Aumenta la percentuale dei finanziamenti che superano l’80% del valore dell’immobile, il 7,7% dei mutui ha un valore superiore al 80% del prezzo di acquisto.

Cresce la durata media dei finanziamenti, oltre il 41% delle operazioni ha una durata superiore ai 26 anni, complice il miglioramento dell’offerta e il peggioramento della situazione economica delle famiglie. Per quanto riguarda l’offerta, gli intermediari stanno promuovendo nuove soluzioni con durate protratte e maggiore flessibilità di rimborso. Alcune forme contrattuali prevedono rate di rimborso inalterate nel tempo, permettendo di ridurre l’effetto dell’incremento dei tassi aumentando però il periodo di rimborso. L’ampliamento dell’offerta attraverso proposte più complesse ed evolute è facilitata dall’introduzione del credit scoring, che impone agli intermediari cambiamenti a livello organizzativo; tale modello sarà determinante per migliorare la qualità dei flussi erogati ed incrementare la possibilità di credito delle famiglie. Secondo la Banca d’Italia, in media, le condizioni dei mutui concessi ha un rapporto della rata del 30% sul reddito della famiglia, in alcuni casi è concessa una percentuale più elevata a fronte ulteriori garanzie (fideiussione). Sempre secondo l’indagine della Banca d’Italia dopo la crisi dei mutui sub prime, sono cambiati i criteri per l’approvazione dei prestiti per le abitazioni e in particolare la tendenza per i prossimi 3 mesi determinerà di un moderato irrigidimento delle valutazioni.


IL MERCATO DEL CREDITO AL CONSUMO

Il mercato del credito al consumo è il settore più dinamico con un incremento del 2,5% nel primo semestre 2008. L’erogato è pari a 31,6 miliardi di Euro: sono aumentati i prestiti personali non finalizzati (+14,7%), le carte di credito (+7,1%), la cessione del quinto (+21,7%), diminuiscono i prestiti finalizzati (-10,3%) e le revolving (-2,9%). Il valore delle consistenze a giugno 2008 era di 54,9 miliardi di Euro (+3,9% rispetto a giugno 2007). La rinnovata attenzione verso il comparto, testimoniata dall’evoluzione dell’offerta in virtù del sostegno alle famiglie, ha favorito l’intensificarsi delle pressioni concorrenziali in un contesto di riduzione dei margini per effetto dei costi della raccolta. La domanda risulterà favorita dall’evoluzione delle politiche di offerta attraverso un’intensa attività di innovazione di prodotto, l’allargamento del bacino di clientela e la ricerca di soluzioni più flessibili per favorire la sostenibilità degli oneri. Il settore è in parte influenzato dall’andamento dei tassi di interesse. Il nostro Paese, come nel comparto dei mutui, ha tassi più elevati rispetto alla media dell’area euro: a maggio 2008 il costo di un prestito personale, rispetto ai tassi praticati nell’area euro era superiore di 1,28 punti percentuali. L’importo medio per tipologia di prestito evidenzia come nei primi sei mesi del 2008 i prestiti non finalizzati e i prestiti finalizzati crescono rispetto al 2007, mentre la cessione del quinto esprime un valore inferiore.

In Italia il rapporto tra credito al consumo e PIL è di molto inferiore rispetto ai principali paesi dell’area Euro. Il valore per l’Italia è pari al 5,8%, contro il 9,4% della Spagna, il 9,9% della Germania, il 7,5% della Francia e il 16,5% del Regno Unito, questo quadro evidenzia che sono spazi di crescita interessanti nei prossimi anni. Analizzando il dato delle consistenze sul reddito pro-capite, notiamo come in Italia la situazione sia migliore: 1.495 Euro pro-capite contro 2.219 Euro della Spagna, 2.769 Euro della Germania e 5.275 Euro dell’UK.

Da una indagine Eurisko emerge che negli ultimi tre anni gli utilizzatori del credito al consumo sono soddisfatti nel 71% degli intervistati, il 9% non è soddisfatto, il 20% è abbastanza soddisfatto. Nei prossimi anni sarà importante che gli intermediari migliorino il livello di servizio e la trasparenza al fine di ridurre le criticità che ancora condizionano le famiglie nell’utilizzo di questo prodotto. Il credito al consumo è conosciuto dal 97% degli italiani, di cui il 47% lo ha utilizzato. Quanto alle motivazioni di utilizzo, il 34,4% degli intervistati lo ha fatto per convenienza, il 33,6% per comodità, il 17,6% per necessità, il 12% per consigli, il 2,4% per altro. Un’ulteriore analisi evidenzia come senza il credito al consumo nel 23% dei casi la famiglia avrebbe rimandato l’acquisto, il 41% avrebbe addirittura rinunciato.

Da queste indicazioni emerge come il settore del credito al consumo sia un mercato importante perchè aiuta l’economia e le imprese a collocare i prodotti o i servizi.

I principali motivi che determinano la crescita del settore sono: una maggiore flessibilità dei prodotti (prestiti non finalizzati), maggiore accessibilità al credito grazie allo sviluppo del credit scoring, aumento della concorrenza tra gli operatori specializzati attraverso l’incremento dei canali distributivi, miglioramento della trasparenza.

Per quanto riguarda il consumatore la crescita è dovuta: al contenuto livello dei tassi, alla diversa composizione del risparmio famigliare, al cambiamento culturale delle famiglie verso il prodotto e all’indebitamento.


Conclusioni

L’andamento del mercato del credito alle famiglie nei prossimi anni sconterà la debolezza della crescita economica e le reazioni degli intermediari alle condizioni che si presenteranno relative al costo del funding.

Secondo le nostre analisi il 2008 rappresenta un periodo di transizione tra una crescita contenuta, a causa delle varie tensioni sui mercati finanziari, e una ripresa graduale del settore nel biennio 2009-2010.

Nel complesso, alla fine del 2008 la crescita dei finanziamenti alle famiglie dovrebbe attestarsi attorno al 2,5%-3%. Il rallentamento del ciclo immobiliare ed il graduale aumento del costo del credito comporteranno una diminuzione dei ritmi di crescita dei mutui a fronte di una maggiore vivacità del credito al consumo.

L’adeguamento dell’offerta renderà la linea di demarcazione tra mutuo e credito al consumo sempre meno evidente, accompagnandosi ad una ricomposizione verso importi e scadenze sempre più lunghe.

In tale contesto gli intermediari dovrebbero diventare maggiormente efficienti nella gestione dei crediti.

In particolare nel settore dei mutui le politiche di offerta saranno influenzate dalla maggiore efficienza delle tecniche di credit scoring e di controllo prudenziale, che dovrebbero costituire un fattore di contenimento delle rischiosità anche in virtù degli interventi normativi sulla portabilità del debito da parte delle famiglie.

Nel credito al consumo è particolarmente rilevante l’introduzione del diritto di recesso e la disciplina dei contratti di credito collegati. La direttiva amplia il mercato del credito ed interviene nelle fasi di affidamento, nella comunicazione commerciale e renderà necessaria una revisione dei rapporti fra gli intermediari finanziari e i dealer.» ( a cura di Renato Landoni - Resp. Ufficio Studi Kìron Gruppo Tecnocasa )