CNG : Sardegna, 45 geologi volontari pronti a scendere in campo. E si avvii un grande piano di Protezione Civile su tutto il territorio nazionale

“Ben 1300 geologi italiani pronti a far parte del grande piano di Prevenzione che il Consiglio Nazionale dei Geologi sta mettendo in campo su tutto il territorio nazionale.”. Lo ha affermato Michele Orifici , Presidente della Commissione Protezione Civile del CNG. Ma ecco in che cosa consiste il piano a costo zero .
“ Il Consiglio Nazionale dei Geologi di concerto con la Protezione Civile e gli Ordini Regionali – ha proseguito Orifici –  ha dato il via al proprio piano di prevenzione nazionale. Si tratta di un piano di azione e di informazione in ambito di rischio idrogeologico e sismico che prevede al primo posto l’attuazione dei Presidi Territoriali Idrogeologici, attraverso accordi con le Regioni e la formazione dei geologi che ne faranno parte. I Presidi territoriali idrogeologici  sono un valido strumento di previsione e prevenzione. In Sicilia, dove sono operativi da circa tre anni a supporto della Protezione Civile Regionale, hanno dato risultati estremamente positivi nella gestione di emergenze idrogeologiche”.
“Ora  la politica si attivi in tutte le sedi istituzionali – ha affermato Davide Boneddu, Presidente Ordine Geologi Sardegna –  senza se e senza ma,  per sospendere quanto prima il vincolo del patto di stabilità, sia per quanto riguarda gli interventi di messa in sicurezza che di ricostruzione. Intanto ben 45  geologi volontari sono pronti a scendere in campo al servizio della Protezione Civile Regionale e degli Enti locali. I colleghi avranno il compito di supportare le istituzioni nelle attività di valutazione delle cause e degli effetti dell’evento calamitoso, oltre a rendicontare sui danni subiti dal territorio e dagli insediamenti antropici, questo anche al fine di meglio programmare i successivi interventi di messa in sicurezza e ricostruzione. Quanto successo in Sardegna nei giorni scorsi, ha evidenziato come sia la pianificazione che la gestione del territorio debbano tenere conto dell’interazione con i cambiamenti climatici e la frequenza di accadimento. Un modello, quello utilizzato fino ad oggi, che stà andando sempre più in  crisi, sia se applicato ai comuni caratterizzati da una forte espansione urbanistica, quella avvenuta soprattutto dopo gli anni 70 e 80,  sia se applicato ai piccoli paesi e borghi che hanno visto un minore consumo di territorio nel tempo. Mi preme ricordare che i  geologi hanno da tempo chiesto, e oggi lo pretendono,  che gli eventi calamitosi derivanti dal dissesto idrogeologico vengano limitati e arginati da scrupolose politiche di difesa del suolo, consistenti, ad esempio, in efficaci piani di monitoraggio e prevenzione, mirati ed efficienti studi sul rischio idrogeologico, aggiornati dati sull’evoluzione e uso del territorio.”
“È fondamentale – ha concluso Boneddu – prendere coscienza della reale situazione dei luoghi, valutare la compatibilità dell’edificato con la pericolosità idrogeologica e potenziare le attività di protezione civile, calando queste ultime in maniera efficace e pratica sul territorio al fine di tutelare e difendere al meglio l’incolumità delle persone. La difesa delle vite umane è prioritaria a prescindere dai contesti in cui queste si trovano e rispetto a qualsiasi sistema vincolistico o di infrastrutturazione presente in maniera più o meno adeguata sul territorio”
Fonte : CNG