Per dirla con Giorgio Gaber, "mi fa male il mondo"

di Paola G. Lunghini
Dieci anni che se ne è andata, ancora  giovane, quella gloria italiana e milanese  a nome  Giorgio Gaber.
Tutti noi , della mia generazione ,che tanto lo abbiamo amato – eravamo “ fissi” al Teatro Lirico per ogni suo spettacolo –  lo rimpiangiamo, ringraziandolo ancora per ciò che ha scritto,  cantato,detto, ispirato.
Elegante inventore di uno stile,  straordinario interprete del suo tempo, capace di  comprendere  con largo anticipo  i trend dei  tempi più e meglio di un illuminato  sociologo.
Nel decennale della scomparsa ( e nel giorno in cui  viene diffuso il libro “ G.Vi racconto Gaber””, scritto dal suo storico coautore Sandro Luporini), voglio tributare il mio personale omaggio a Gaber, proponendo qui  infra  quello che considero il più straordinario tra i suoi  “ parlati” : ovvero  “Mi fa male il mondo”.
E’ un monologo tra i meno noti dei suoi,  che concludeva lo  spettacolo “ E pensare che c’era il pensiero” ( stagione 1995-96) .
Con una avvertenza: ovvio che , del testo, esistono  diverse versioni. In teatro, Gaber – come tutti in grandissimi – ogni volta qualche cosa  di diverso inventava ogni sera. L’ edizione che io possiedo è ancora più spietata  di questa che propongo :  che  si può reperire sul web. Vi ho comunque aggiunto alcune  frasi tratte dal testo a mie mani.

Mi fa male il mondo
Mi fa male il mondo, mi fa male il mondo…e non riesco a trovar le parole per chiarire a me stesso cos’è che fa male…
(parlato)
Mi fa male… essere lasciato da una donna… non sempre.
Mi fa male l’amico che mi spiega perché mi ha lasciato.(
Mi fanno male quelli che credono di essere il centro del mondo, e non sanno che il centro del mondo sono io.
Mi fa male… quando mi guardo allo specchio.
Mi fa male anche quando mi dicono che mia figlia mi assomiglia molto fisicamente. Mi fa male per lei.
Mi fanno male quelli che sanno tutto… e prima o poi te lo dicono.
Mi fanno male gli uomini esageratamente educati,  distaccati,  formali. Ma mi fanno più male quelli che per essere autentici ti ruttano in faccia.
Mi fa male essere così delicato, e non solo di salute.
Mi fa male più che altro il fatto che basta che mi faccia male un dente… che non mi fa più male il mondo.
Mi fanno male quelli  troppo ricchi, quelli troppo poveri, quelli così e così. Mi fa male l’IVA, le trattenute, il 740, mamma mia come mi fa male il 740! I commercialisti!
Mi fanno male le marche da bollo, gli sportelli, gli uffici, le code.
Mi fa male quando perdo la patente e gli amici mi dicono ‘condoglianze’. E i funzionari… sì, quando vai
lì e non alzano nemmeno la testa. E poi quando la alzano s’incazzano, certo, perché gli fai perdere tempo.
Ti trattano male, giustamente, siamo noi che sbagliamo, perché l’ufficio è sempre un altro, un altro ancora, e poi le segretarie, i vicedirettori, i direttori, i direttori generali…
Mi fa male la burocrazia,   l’apparato, la sua mentalità, la sua arroganza, la sua idiozia! Mi fa male lo Stato.
Come sono delicato!
Mi fa male il futuro dell’Italia, dell’Europa, del mondo.
Mi fa male l’immanente destino del pianeta Terra minacciato dal grande buco nell’ozono, dall’effetto serra, e da tutte quelle tragedie che a dir la verità… però… al momento… poi… non mi fanno mica tanto male.
Mi fanno male i fax, i telefonini, i computer, e la realtà virtuale… anche se non so cos’è.
Mi fa male l’ignoranza, sia quella di andata che quella di ritorno.
Mi fa male la carta stampata, gli editori… tutti.
Mi fanno male le edicole. I giornali, le riviste coi loro inserti: un regalino, un opuscolo, una cassetta, un gioco di società, un cappuccino e una brioches.
Mi fanno male quelli che comprano tutti i giornali.
Non mi fa male la libertà di stampa. Mi fa male la stampa!
Mi fa male che qualcuno creda ancora che i giornalisti si occupino di informare la gente.
I giornalisti, che vergogna! “L’etica professionale”, “il sacrosanto diritto all’informazione “. Cosa mettiamo oggi in prima pagina. Ma sì, i morti della Bosnia. è un po’ che non ne parla nessuno! Tutto, tutto così, mica scelgono le notizie più importanti, no, quelle che funzionano, che rendono di più… Certo, per le loro carriere, per i loro meschini tornaconto, i loro padroni, padroncini… Mi fanno male le loro facce presuntuose e spudorate. Mi fa male che possano scrivere liberamente e indisturbati tutte le stronzate che vogliono! E’ questa libertà di stampa che mi fa vomitare.
Come sono delicato!
Mi fanno male quelli che dicono che gli uomini sono tutti uguali.
Mi fanno male anche quelli che dicono che il pesce più grosso mangia quello più piccolo.
Mi farebbe bene metterli nella vaschetta delle balene.
Mi fa male la grande industria, la media  mi fa malino, la piccola non mi fa praticamente  niente.
Mi fa male non capire perché, a parità di industriali stramiliardari, un operaio tedesco guadagna 2.800.000 al mese e uno italiano 1.400.000. Ma  l’altro 1.400.000 dov’è che va a finire? Allo Stato, che ne ha così bisogno!!!
Mi fa male che l’Italia, cioè noi, cioè io, siamo riusciti ad avere,  non si sa bene come, due milioni di miliardi di debito.
Questo lo sappiamo tutti. Lo sentiamo ripetere continuamente. Sta cambiando la nostra vita per questo debito che abbiamo.
Ma con chi ce l’abbiamo? A chi li dobbiamo questi soldi?
Questo non si sa. Questo non ce lo vogliono dire . Perché se li dobbiamo a qualcuno che non conta… va beh, gli abbiamo tirato un pacco ed è finita lì. Ma se li dobbiamo a qualcuno che conta… due milioni di miliardi! Prepariamoci a pagare in natura.
Che poi io sono anche delicato, l’ho già detto!
Mi fa male la violenza. Mi fa male la sopraffazione, la prepotenze, l’ingiustizia.
A dire la verità mi fa male anche la giustizia. Un Paese che ha una giustizia come la nostra non sarà mai un Paese civile.
Mi fanno male anche i pentiti. Che dopo aver ammazzato uomini donne e bambini fanno l’atto di dolore… tre Pater Ave e Gloria e chi s’è visto s’è visto.
Mi fa male che ‘tutto’ sia mafia.
Mi fa male non capire perché animali della stessa razza si ammazzino tra loro.
Mi fa male chi muore in Jugoslavia. Mi fa male chi muore in Somalia, in Armenia, in Ruanda, in Palestina. Mi fa male chi muore.
Mi fa male chi dice che gli fa male chi muore e fa finta di niente sul traffico delle armi che è uno dei pilastri su cui si basa il nostro amato benessere.
Mi fa male la mafia bianca, quella dei dottori, delle medicine, degli ospedali, dei professori.
Mi fa male chi specula sulla vita della gente. Sì, quelle brave persone che approfittano della debolezza del malato, dei suoi familiari. E ti fanno fare le analisi, anche se non ne hai bisogno. E ti mandano dall’amico specialista, tutti d’accordo, uno scambio, un giro d’affari, una grande abbuffata di pazienti. Sì, quegli avvoltoi che si buttano sui moribondi per tirargli fuori gli ultimi spiccioli, i chirurghi dal taglio facile e redditizio… sì, quelli che tagliano tutto, tutto.. gambe, braccia… e quando non ne
hanno abbastanza… testicoli, seni, ovaie, uteri interi! Che gliene importa di un utero in più o in meno!.
Mi fa male qualsiasi tipo di potere, quello conosciuto, ma anche quello sconosciuto, sotterraneo, che poi è il vero potere. Mi fanno male le oscillazioni e i rovesci misteriosi dell’alta finanza. Più che male mi fanno paura, perché mi sento nel buio, non vedo le facce. Nessuno ne parla, nessuno sa niente: sono gli intoccabili. Personaggi misteriosi e oscuri che tirano le fila di un meccanismo invisibile, talmente al di sopra di noi da farci sentire legittimamente esclusi. E’ lì, in chissà quali magici e ovattati saloni che a voce bassa e con modi raffinati si decidono le sorti del nostro mondo: dalle guerre di liberazione ai grandi monopoli, dalle crisi economiche alle cadute dei muri, ai massacri più efferati.
Mi fa male quando mi portano il certificato elettorale.
Mi fa male la democrazia, questa democrazia , che è l’unica che io conosco.
Mi fa male la prima repubblica, la seconda, la terza, la quarta.
Mi fanno male i partiti, più che altro…tutti.
Mi fanno male i politici,  sempre più viscidi, sempre più brutti.
Mi fanno male gli imbecilli, i ruffiani. E come sono vicini a noi elettori, come ci ringraziano, come ci amano. Ma sì, io vorrei anche dei bacini, dei morsi sul collo…certo, per capire bene che lo sto prendendo nel culo. Tutti, tutti, l’abbiamo sempre preso nel culo… da quelli di prima, da quelli di ora, da tutti quelli che fanno il mestiere della politica.
E mi fa male che ci sia qualcuno che crede ancora che ‘loro’ facciano qualcosa per noi, per le nostre famiglie, per il nostro futuro. No, non c’è una scelta, neanche una, non
c’è una scelta politica che sia fatta pensando a cosa serve al Paese. No, solo quello che conviene al gruppo, al partito… Per contare di più, per avere più potere. Certo, lo
fanno solo per se stessi, per il loro schifosissimo interesse personale. Tutti, tutti, nessuno escluso. Farebbero qualsiasi cosa, venderebbero i colleghi, gli amici, i figli.
Cambierebbero colore, nome, nazionalità, darebbero delle coltellate ai compagni di partito pur di fottergli il posto. Non c’è più niente che assomigli al coraggio, all’esilio, alla galera. C’è solo l’egoismo incontrollato, la smania di affermarsi, il potere, il denaro, l’avidità più schifosa.
E voi credete ancora che contino le idee? Ma quali idee…
La cosa che mi fa più male è vedere i nostri figli con la stanchezza anticipata di ciò che non troveranno.
Sì, abbiamo lasciato in eredità forse un normale benessere, ma non abbiamo potuto lasciare… quello che abbiamo dimenticato di combattere e quello che abbiamo dimenticato di sognare.
Bisogna assolutamente trovare il coraggio di abbandonare i nostri meschini egoismi e cercare un nuovo slancio collettivo, magari scaturito proprio dalle cose che ci fanno male, dai disagi quotidiani, dalle insofferenza comuni, dal nostro rifiuto.
Perché un uomo solo che grida il suo NO, è un pazzo. Milioni di uomini che gridano lo stesso NO, avrebbero la possibilità di cambiare veramente il mondo.
( cantato)
Mi fa male il mondo,
mi fa male il mondo…
Mi fa male il mondo,
mi fa male il mondo…
Mi fa bene comunque credere che la fiducia non sia mai scomparsa,e che d’un tratto ci svegli un bel sogno e rinasca il bisogno di una vita diversa.
Mi fa male il mondo, mi fa male il mondo…
Mi fa bene comunque illudermi che la risposta sia un rifiuto vero, che lo sfogo dell’intolleranza prenda consistenza e ridiventi un coro.
Mi fa male il mondo, mi fa male il mondo…
Ma la rabbia che portiamo addosso è la prova che non siamo annientati da un destino così disumano che non possiamo lasciar ai figli e ai nipoti.
Mi fa male il mondo,
mi fa male il mondo…
Mi fa male il mondo,
mi fa male il mondo…
Mi fa bene soltanto l’idea che si trovi una nuova utopia, litigando col mondo.