Prevenzione sismica , sicurezza degli edifici e “ fascicolo di fabbricato “

di Gian Vito Graziano,  geologo

                                                                  

Non era ancora del tutto cessata l’eco dei crolli avvenuti a Roma, a Frascati, a Palermo, che un altro devastante terremoto colpiva lo scorso agosto interi centri storici, case comuni e persino edifici strategici come scuole, ospedali e caserme, consegnandoci ancora una volta quell’immagine nitida di un popolo di altissimo profilo morale, unito e solidale nell’affrontare le tragedie, ma incapace di prevenirle e persino di ricordarsene prima che avvengano di nuovo.

Nel dibattito che ne è seguito, non diversamente da quelli che avevano seguito i precedenti terremoti dell’Emilia Romagna e dell’Abruzzo, la questione dell’idoneità sismica del nostro patrimonio edilizio è stata affrontata nei salotti buoni della nostra televisione, trovando quasi tutti concordi nell’invocare, come azione non più rimandabile, l’istituzione del fascicolo del fabbricato.

Questa volta l’invocazione non veniva come al solito dalle professioni tecniche, che per lunghi anni hanno inutilmente fatto istanza per poi essere tacciati di becero corporativismo, ma giungeva da una coalizione trasversale di intellettuali, giornalisti, politici, artisti e soprattutto cittadini stanchi di sentir discutere e interessati a ottenere risposte concrete. Dopo il terremoto del 24 agosto, infatti, al fascicolo del fabbricato era interessata la gente comune. Con una velocità senza precedenti la questione è quindi approdata in Parlamento e, come d’incanto, schieramenti politici diversi in perenne e a volte estenuante contrapposizione si sono trovati unanimemente d’accordo nell’attribuire assoluta priorità all’istituzione del fascicolo e nell’individuare un percorso legislativo il più possibile veloce.

In quei giorni Ermete Realacci, Presidente della Commissione Ambiente della Camera, definì “intollerabile l’ostruzionismo sul fascicolo di fabbricato”, proponendo la sua introduzione nell’Ecobonus, con detrazioni per le certificazioni sismiche degli edifici. Lo stesso Realacci aggiunse che era necessaria “una mobilitazione di competenze che vanno messe in campo per un’economia che punta sulla sicurezza dei cittadini, su innovazione e qualità, che produce posti di lavoro”. Insomma sembrava che vi fossero tutti i presupposti per pensare che era la volta buona per superare l’inerzia che da troppo tempo caratterizza questa proposta di legge e quell’ostruzionismo, miope o forse basato su una non corretta informazione, che coltiva la stessa inerzia.

Ma chi, come io stesso, lo aveva creduto, aveva dimenticato che in effetti era una storia in qualche modo già raccontata, alimentata da quel fuoco di sentimenti e di dolore che resta acceso nei giorni in cui restiamo incollati alla televisione a sperare e a commuoverci per le gesta dei soccorritori e che alimenta le speranze di un vero cambiamento. Ma è sempre la storia a insegnarci che quando i riflettori cominciano a spegnersi, quando la scena da guardare è un’altra, anche una triste pantomima di scaramucce interne a un partito, così distante dalle necessità della gente, eppure riproposta per giorni e giorni, allora quelle stesse speranze muoiono lentamente.

Ed è così che si è perduta per strada anche quella unanimità politicamente trasversale di fine estate, tanto da permettere in questi giorni alla Commissione Lavoro della Camera dei Deputati di eliminare, senza sussulti e indignazioni, la delega al Governo ad adottare un decreto legislativo volto all’istituzione del fascicolo del fabbricato nell’ambito del disegno di legge in discussione sul lavoro autonomo.

 

Davanti all’esultanza di alcune associazioni di categoria, assertrici dell’inutilità del provvedimento, mi chiedo come si possa pensare che sia inutile fare una diagnosi dello stato di salute di un edificio, che, se riscontrato in non in perfette condizioni, consenta di intervenire per conferirgli i livelli di sicurezza necessari. Eppure è chiaro a tutti che conoscere e affrontare il problema della prevenzione sismica in un Paese nel quale si registrano diverse migliaia di terremoti all’anno può solo tradursi nell’aumentare la sicurezza degli edifici. Come si può raggiungere questo obiettivo, senza che sia imposto o quanto meno favorito un obbligo di legge? E’ possibile che non se ne comprenda la portata?

Il mio punto di vista è che l’importanza della proposta sia sostanzialmente compresa, tuttavia, all’interesse delle professioni, si contrapponga quello di altre associazioni, che riconducono i contenuti della discussione a un mero aspetto economico, attribuendovi i connotati di una ulteriore tassa a carico dei proprietari degli edifici e riducendo la questione solo a questo aspetto. Trattandosi di istanze entrambe legittime, quella dei professionisti e quella dei immobiliaristi, sarà difficile trovare l’equilibrio se alle reciproche preoccupazioni non si contrappone l’indiscutibile interesse pubblico che assumerebbe una legge di questo genere. Quello stesso interesse pubblico che è stato attribuito dal legislatore alla revisione periodica delle nostre autovetture, che probabilmente a molti sembrerà un inutile balzello, ma che si pone l’obiettivo di un far circolare sulle nostre strade automobili efficienti e quindi meno pericolose.

Non mi scandalizzo che le associazioni dei proprietari degli immobili si preoccupino degli aspetti economici connessi ai loro associati, ma a loro volta esse non si scandalizzino se a un preminente interesse pubblico possano, solo in subordine, associarsi le aspettative di alcune categorie professionali. Della revisione delle automobili si avvantaggiano i meccanici, della revisione delle nostre case si avvantaggeranno ingegneri, geologi e architetti. D’altronde, come ho argomentato altre volte in precedenza, non si può pensare di non fare prevenzione medica perché si favoriscono i medici, che dovranno pure essere pagati.

 

Personalmente porrei la questione sotto un’altra ottica, questa sì motivo di preoccupazione, ossia quella che il fascicolo del fabbricato possa diventare una mera raccolta di banali accertamenti tecnici, inutili dunque, eseguiti solo per ottemperare ad un obbligo di legge. Non servirebbe a nulla e a nessuno, ma sappiamo come vanno spesso le cose e queste distorsioni non possiamo escluderle, per questo è importante comprendere che la sicurezza di un edificio non può essere svilita con pericolose scorciatoie.

Queste considerazioni però, mi si permetta, vanno esattamente nella direzione della bontà della proposta di legge, perché chi vorrà aggirare la legge prenderà in giro se stesso, come farebbe chiunque vada dal medico per farsi curare, ma senza accertamenti e senza farsi visitare. La storia sismica del nostro Paese ci ha già insegnato tanto e soprattutto ci ha insegnato che conoscere analiticamente le condizioni di case, uffici e scuole vuol dire sapere dove intervenire e potervi abitare sicuri. Sia chiaro, con il rischio siamo destinati a convivere, perché non sarà mai possibile che sia annullato, ma si pretenda che sia almeno riportato entro livelli accettabili, dove le case non crollino per banali carenze strutturali. Quante tragedie si sarebbero evitate se solo queste carenze le avessimo individuate in tempo. Con un patrimonio edilizio come il nostro, a essere messa in dubbio non è dunque la necessità del fascicolo del fabbricato, ma una sua possibile applicazione distorta. Non credo che nessuno possa ritenere inutile qualsiasi forma di conoscenza, ma da professionista affermo che per conoscere bisogna pretendere professionisti preparati, ai quali affidare coscientemente la responsabilità delle nostre case e delle nostre vite, consapevole che i tanti azzeccagarbugli che già propongono e che ancora proporranno pacchetti professionali preconfezionati non sono mai serviti a nulla.

Se i fautori dell’una e dell’altra istanza trovassero qualche forma di confronto, forse è questo in cui entrambi peccano, scopriremmo che le distanze non sono poi così marcate.