di Domenico Squillace, Dirigente scolastico del Liceo scientifico statale A. Volta, Milano
Milano, 25 ottobre. Sono stato facile profeta quando, nove giorni fa, vi ho scritto che stavamo mettendo a rischio l’apertura delle scuole non per quel che avveniva fra le nostre mura, ma per quel che avveniva all’esterno, al di fuori della nostra sfera di responsabilità e della nostra possibilità di controllo. Siamo arrivati a quel confine e da domani, lo sapete, tutti a casa.
A fine giugno abbiamo iniziato a lavorare alla riapertura, calcoli, ipotesi e misure sono stati fatti più e più volte, se i nostri
cestini della carta staccia potessero parlare racconterebbero una storia di impegno e passione, di ipotesi bislacche e di altre
suggestive ma poco praticabili, alla fine abbiamo prodotto il nostro piano di rientro, imperfetto certo, ma il compromesso migliore possibile, nelle condizioni date, tra il diritto a una scuola vera per i nostri ragazzi e una dose accettabile/tollerabile di rischio.
Regole severe le nostre, siamo stati i primi a imporre che le mascherine non si potessero togliere, mai, a rilevare la temperatura a tutti, ad aumentare il metro di distanza del 20%. Forse avremmo potuto fare di più e meglio, o forse non valeva la pena di fare tutta quella fatica, quel che è certo è che quanto abbiamo fatto è stato per i vostri ragazzi, perché crediamo che privarli per la seconda volta nel 2020 della loro scuola non potrà essere senza conseguenze, perché la scuola è un loro diritto.
La Scuola è uno di quei servizi essenziali che una comunità deve impegnarsi a mantenere attivi in qualsiasi condizione,
nel mezzo di qualsiasi tempesta, alla peggio deve essere l’ultima a chiudere, invece per la seconda volta in pochi mesi ci tocca chiudere per primi. Il dibattito che seguo sui giornali è surreale, siamo ormai un Paese che sembra aver smarrito la rotta, dove non si capisce più se comanda il Governo nazionale o le Giunte regionali, dove si discute, convinti che sia normale, di chiudere le scuole e di tenere aperti bar e ristoranti. Un Paese dove capita di sentire il presidente di una Regione che fino a meno di un anno fa si gloriava essere una delle cinque più ricche d’Europa, ammettere candidamente che sui mezzi di trasporto “o ci salgono i lavoratori, o gli studenti”, dopo un’intera estate in cui ci sarebbe stato tutto il tempo per discutere di orari. Comprendiamo le ragioni dell’economia, ma un Paese che non sa proteggere le sue scuole è senza futuro. Che delusione, che amarezza, che rabbia.
In questi ultimi giorni abbiamo visto le lacrime dei vostri ragazzi, dei nostri ragazzi, la loro disperazione, ne siamo rimasti
turbati e state pur certi che faremo l’impossibile per tener viva in loro l’idea di comunità. Nelle prossime settimane
monitoreremo la situazione, la scuola sarà sempre aperta, anche se vuota. Appena possibile, se lo sarà, cercheremo di far venire ogni tanto a scuola i vostri figli, lontano dagli orari di punta dei mezzi, magari per utilizzare un laboratorio o fare una verifica.
In questi ultimi giorni ho ricevuto da molti di voi, a titolo personale o a nome di un intero gruppo classe, diverse
attestazioni di solidarietà, di stima, di vicinanza e incoraggiamento. Sono cose che fanno bene al cuore, specie in momenti del genere, sono testimonianze preziose, cose che restano. Approfitto di questo momento per ringraziare tutti. Grazie davvero.
Un’ultima cosa, è necessario che nelle prossime settimane continuiate ad avvisarci con puntualità di tutti i casi di
positività dei vostri figli, non avremo classi da mettere in quarantena, ma dobbiamo continuare a monitorare la situazione
insieme ad ATS, è altresì molto importante – e qui mi rivolgo solo ai genitori dei ragazzi già positivi – che noi si venga informati altrettanto prontamente dell’avvenuta negativizzazione dei casi.
In ogni caso, siatene certi, continueremo a far di tutto per meritare la fiducia che ci avete dimostrato affidandoci i vostri figli.