Fosun guarda all’Italia con un fondo immobiliare per l’hospitality : terra di opportunità, ma con gap strutturali

“L’Italia è per il Gruppo Fosun una terra di opportunità, ha tutto quello che serve e, come in tanti nel settore, crediamo che basti solo farlo funzionare”. Ha esordito così Pietro Clemente, executive director, asset management di Fosun Hive Italia, durante l’evento “Le sfide per l’ospitalità del futuro: Investimenti, innovazioni, ispirazioni”, organizzato da Confindustria Alberghi e Università Bocconi. Al manager il compito di parlare delle strategie del gruppo in ambito immobiliare. 

Un intervento quello di Fosun, dove il manager ha espresso chiaramente l’interesse che c’è verso l’Italia, “crediamo molto in questo Paese, è per questo che ci stiamo muovendo con un veicolo quotato a Parigi, di cui il gruppo possiede la maggioranza, che si chiama Paref, è un veicolo che sta montando un fondo immobiliare destinato al settore hospitality italiano“.

Le strutture che stanno cercando sono beach e mountain resort, “quello che abbiamo osservato è che c’è un basket di immobili con un bisongo di rinnovamento per attrarre tutta quella classe media di global traveller che sta arrivando e continuerà ad arrivare, perché in Italia c’è ciò che non si trova altrove”. Per questo la ricerca cade su questo tipo di immobili, fa presente il manager. 

La convinzione del fondo cinese, proprietario di Club Med, è che “ci sia anche tanto bisogno di gestori che abbiano una visione, anche noi siamo disponibili a supportare attraverso capex le operazioni di gestori con piani idnustriali credibili ed applicabili agli immobili che cerchiamo – afferma Clemente -. Ci siamo imbattuti fino ad oggi in almeno una cinquantina di opportunità di investimento che stiamo valutando, siamo ottimisti su quello che sarà il futuro di questo settore”. Clemente fa un accenno poi alle competenze, affermando che è un momento in cui c’è bisogno “di cristallizzare le professionalità di questo settore”.

“Consolidamento della realtà del turismo italiano, cioè rafforzamento, in particolare sul fronte delle risorse umane, dove siamo cresciuti in modo un po’ disorganizzato e sugli investimenti. Abbiamo la necessità di una domanda sempre più qualificata e quindi anche di un discorso in rapporto ai prezzi. Poi c’è il tema della stagionalità e il confronto con altri Paesi quali Baleari e Canarie rispetto alla stagionalità di Sicilia e Sardegna”. Sono questi gli aspetti principali sui quali dobbiamo investire, commenta a Guida Viaggi Magda Antonioli, docente della Bocconi ed esperta di economia del turismo, a margine della prima parte dell’evento “Le sfide per l’ospitalità del futuro: Investimenti, innovazioni, ispirazioni”, in corso oggi a Milano, organizzato da Confindustria Alberghi e Università Bocconi, alla quarta edizione. La sessione del mattino ha aperto una finestra sugli scenari macroeconomici in relazione alla Ue e non solo ed ha visto salire sul palco esponenti della finanza e dell’hotellerie per tracciare le linee guida del futuro, con un focus particolare sul nostro Paese, mercato strategico per diverse realtà di investimento, con alcune lacune che da sempre lo caratterizzano.

Finanza, alberghi, investimenti, rigenerazione urbana, soluzioni di design e nuovi format i temi che gli esperti, provenienti dall’ambito pubblico e privato, hanno affrontato nel corso degli interventi. Nella mattinata realtà italiane ed internazionali hanno posto l’attenzione sulle opportunità di sviluppo attraverso i fondi di investimento immobiliari mentre un panel di aziende alberghiere ha presentato modelli di business diversificati. 

“L’obiettivo è far incontrare le diverse anime della filiera e della ricettività – ha sottolineato Giorgio Palmucci, presidente di Associazione Italiana Confindustria Alberghi – anche per conoscere nuovi modelli di hotellerie per soddisfare le esigenze di turisti che vengono da varie parti del mondo con esigenze, aspettative e ricerca di esperienze diverse”.

Sono le tre “i” quindi a fare da filo conduttore tra “investimenti, innovazioni e ispirazioni”. Partendo da alcuni punti fermi quali la riqualificazione delle infrastrutture alberghiere italiane, andando a colmare quel gap di qualità e supportare la parte della fornitura dei servizi, cioè la crescita dei gestori – ha affermato CDP -. Questi due effetti combinati sono l’elemento principale e necessario perchè il settore cresca”. Parlando del mercato italiano, “che è molto frazionato”, mostra “una crescita degli operatori, un processo di consolidamento, si vedono molte realtà minori che stanno crescendo, magari sono focalizzate su segmenti, il che è un aspetto positivo perchè vuol dire che ci sono eccellenze in Italia che possono essere valorizzate”. 

Il nostro Paese è descritto come “una destinazione mondiale, nota e in crescita, sono attesi ulteriori incrementi di flussi turistici da parte della middle class in vari Paesi del mondo che sta sorgendo e che vorrà venire anche in Italia”, osserva Coima Sgr. Tra i dati messi in luce (sul fronte dei Paesi competitor) si ha che per esempio “le Baleari hanno lo stesso numero di km di costa della Sicilia, ma ricevono tre volte i turisti che vanno in Sicilia, c’è un tema aperto sul come fare a colmare questo gap”. Tra i nostri punti di forza ci sono le bellezze naturali, mentre siamo deboli sul fronte delle infrastrutture. “I flussi trainanti sono dalla domanda internazionale che si colloca nel segmento upper scale e lusso, ci sono, infatti, strutture che stanno crescendo”. Inoltre, l’Italia ha “il maggior numero di stanze in Europa e di strutture il che vuol dire che è un mercato frammentato con capacità di investimento minore rispetto ad altri Paesi. Invece i capitali ci sono”. Dal canto suo Coima dichiara di “credere nel settore hospitality”, in cui vede alte potenzialità, ci sono, però, alcune sfide. 

Anche Club Med conferma la posizione strategica dell’Italia nei suoi piani di sviluppo e di investimento, annunciando 4-5 progetti da qui a 5 anni. 

Tra i temi caldi torna quello della stagionalità, messo in luce anche da Batipart, che nelle sue scelte strategiche ha deciso di investire maggiormente nel nostro Paese a partire dall’apertura di una sede in Italia. Perchè proprio qui? “Perchè ci sono la montagna, il mare, la gastronomia, la cultura, ora anche le Olimpiadi 2026, che per Milano e il Nord Italia sono un plus addizionale per investire e crescere”. Quanto al tema della stagionalità, viene visto come “un punto importante per far crescere il mercato italiano, se un albergo è aperto per un periodo corto ha minori ricavi – vien fatto presente – ed è più difficile trovare l’equilibrio giusto tra prezzi e investimenti. Basti dire che in Spagna la stagionalità ha aiutato molto”. Tra i must si deve anche “trovare il prodotto giusto in termini di prezzo e qualità”.

E tra le parole più volte circolate oggi c’è capex, la capital expenditure, ossia gli investimenti in capitali, ovvero le spese che le imprese sostengono per l’acquisto di beni materiali. Sembra infatti che “siano tutti pronti ad investire su questo”.

Uno scenario dove “anche i territori – osserva Antonioli – hanno un ruolo molto importante, nessuno va per dormire in un albergo, ma per quello che si vive sul territorio, la tecnologia è un alleato e vedremo anche le piattaforme”. In tutto ciò l’albergo nelle città diventa “un luogo di incontro, di co-working, di esperienza e va spiegato bene senza nulla togliere agli altri asset turistici”. Sono modalità nuove per il nostro mercato, anche se “già ci stiamo evolvendo in questa direzione, basti dire che la stessa spiaggia non è più mare, ma è più intrattenimento, così come la montagna senza neve”. s.v.

( tratto da Gruppo GiVi-Guida Viaggi, 6  luglio 2019)