Incontro con Nella Bompani Bolchini

Articolo scritto per il Notiziario dell’Associazione Cittadini Benemeriti di Milano ( aprile 2009)
di Paola G. Lunghini
Mi riceve alle sei di sera nella suo appartamento milanese a due passi dalla Scala. Una casa che è come lei : elegante e vissuta , accogliente , calda e un po’severa.
Aveva acceso, mentre mi aspettava , la televisione ; e le sue prime frasi si riferiscono  proprio al programma in onda , uno dei pochi « accettabili » in un palinsensto  che è quasi sempre  «inguardabile , urlato e volgare».
Nella Bompani Bolchini  ( “ Ambrogino d’ Oro” il 7 dicembre  2008)  ha 94  anni, e me lo dice quasi subito, e quasi con civetteria . Ma è difficile crederle : la voce è chiara , la mano, -mentre serve con grazia il vino bianco nei bicchieri già pronti sul tavolino tra le nostre  due poltrone – è ben ferma, e gli occhi ogni tanto gettano qualche lampo.
La Signoraha avutola Medaglia  d’Oro di Civica Benemerenza con la seguente  motivazione : «Una Donna che ha vissuto a fianco dei più bisognosi, sostenendoli sia direttamente sia attraverso le organizzazioni benefiche che ha promosso e diretto. Già Vicepresidente  Regionale della Lombardia  e del ramo femminile del Consiglio Mondiale dell’ Opera San Vincenzo , è dal 2003 Presidente della Commissione Visitatrici perla Maternità: la prima associazione femminile laica in Italia,  che da oltre ottanta anni aiuta mamme e bambini in difficoltà . Insieme al marito  ha reso possibile la costruzione della Chiesa  del Sacro Cuore, nell’estrema  periferia  di Milano».
Esempio concreto ancora  oggi di sensibilità e  di solidarietà ,la Signoraè nata in una famiglia che affonda le radici nella  tradizione risorgimentale , una di quelle famiglie alto-borghesi che hanno fatto grande Milano  e che diedero alla nostra città generazioni di  uomini  di legge e di lettere . Figlia di un avvocato, e di un avvocato sposa a sua volta, è nipote – da parte di madre- di un industriale legnanese che dal 1900 fu per quattro legislature Deputato al Parlamento : a Carlo Dell’ Acqua ,  Legnano dedicò anche una scuola, un Istituto Tecnico : che ormai ha oltre  90 anni.
Quasi ottanta anni fala Signorainiziò , a Milano, a occuparsi dei più bisognosi. Appena quindicenne, infatti, fu convinta  ( e non dimentichiamo che “  convincere “  vuol dire  “ vincere insieme “ ) da un’ amica della madre ad aiutarla nell’ assistenza  ai “ bambini  dispersi “. Ai figli di carcerati seguirono altri  e “ sommersi” derelitti : le ragazze madri innanzitutto, chela Signora  imparò a  conoscere in luoghi in cui si adoperavano grandi medici ( “ la “ Mangiagalli  e “ il”  Besta  portano il loro nome ). La  giovanissima Nella , con altre signore e signorine ( “  cuoricini d’ oro “, le chiamavano )  che  vivevano  , e molto bene, nella Milano colta e abbiente di allora,  trascorreva il suo tempo assistendo e aiutando donne che nulla possedevano ( e forse allora neppure nulla chiedevano ) : c’è nella  sua memoria  di quel periodo persino la creazione di quella che oggi si chiamerebbe “ casa- famiglia “.
Venne la guerra, e Nella ( che nel frattempo si era trasferita  a Bologna, città da cui proveniva il marito) continuò nelle opere sociali : che interruppe solo per qualche  tempo per seguire  dapprima  il consorte ( Ufficiale presso lo Stato Maggiore ) , e per sfollare poi nel Varesotto.
Finita la  guerra, la chiamò il Comune  di Milano . Tra le rovinela Signora, da fare ne avrebbe avuto tanto, ma proprio tanto.
“ Aggrappata alla Madonnina “ , da allora, Nella la città non l’ ha più lasciata , occupandosi sempre di derelitti, di  poveri e  – in particolare  con l’ Opera  San Vincenzo, ma con questa non soltanto – di chiunque avesse bisogno di assistenza fisica e morale. Compresa la “ creatura “  che conobbe e frequentò da fanciulla  e che ancora  segue ,la Commissione Visitatriciperla Maternità, prima associazione laica  in Italia  nata già nel 1924  per  sostenere le mamme in difficoltà, con i loro bambini.  Ancora oggila Commissione, con le sue  volontarie  sempre  al fianco del personale “ professionale “, agisce – oltre che alla Mangiagalli – nella Casa materna in periferia di Milano e intitolata  già nel 1956 ad Ada Bolchini Dell’Acqua : la mamma  di Nella.
Si commuove, Nella, mentre mi parla dei suoi genitori e del suo sposo , della sua  lunga  vita e delle sue opere. Aver fatto ciò che ha fatto  ( non ha avuto figli, ndr ) le sembra perfettamente normale : «è il mio lavoro»,  dice semplicemente, mentre mi spiega  che quasi tutte  le mattine si reca al suo ufficio, alla Mangiagalli , per organizzare  la “sua “ squadra : una decina  sono le signore  che condividono il suo senso del servizio, ed  è sempre più difficile trovarne. Oggi le giovani pensano ad altro ( negli occhi ancora belli passa un lampo), le quarantenni sono giustamente al lavoro , e alle prese con la  famiglia, le “ nonne “ sessantenni devono pensare anche loro stessi genitori  ultraottantenni. E magari nel tempo libero vanno in palestra o in crociera ( altro lampo ).
Eppure, di gente in difficoltà  ve ne è sempre : oggi sono soprattutto le extra – comunitarie, spesso sole e maltrattate (gli occhi ritornano dolci) ad avere  bisogno, anche nella nostra  ricca  Milano: che Nella molto ama anche se ora “ certe  cose “ la irritano. La  crescente  mancanza di educazione e la decadenza del buon  gusto , innanzitutto. La politica la segue  molto sui quotidiani ( ma cosa  sta succedendo davvero con l’ EXPO 2015? Sono preoccupata, si è perso un anno ! E perché c’è questo valzer  di Direttori , De Bortoli  che torna  al Corriere,  quell’ altro che va al Sole ?) . Ne legge parecchi ,  di giornali, soprattutto le pagine dedicate all’ attualità cittadina , perché «deve tenersi al corrente» ma  «non può più uscire  come prima» : le gambe non sono più  quelle di una volta, e sono stati necessari anche alcuni interventi chirurgici ….
Non più , ahimè, visite agli adorati Musei cittadini ( « che peccato, ci sono tante belle Mostre, in questo periodo»).
Rimanela Scala, dove ha ancora un “ piccolo abbonamento” e dove entrò per la prima  volta a dieci anni. Anche se non tutti gli spettacoli, vero?….sono all’ altezza della nostra Scala!
Il tempo è scaduto, la conversazione è al termine . Nella mi accompagna alla porta, la cameriera mi riconsegna il soprabito ( siamo ai primi di aprile, e fa piuttosto fresco) . Ed è’ ancorala Scalaa “ prenderla “ : mi spieghi lei, mi spieghi come è possibile accettare gente “ in maniche  di camicia “ alla Scala ! Non si fa, non si deve fare!
« Guardi però che io non sono un’ intellettuale » , chiosa  sorridendo.
No, Signora Nella , Lei non è un’ intellettuale. E“ solo” una donna di cultura. E , come si dice a Milano, “ con il cuore  in mano “.