Le Costruzioni sono una rete molto ampia di persone che, attraverso relazioni interpersonali dirette, realizzano commesse mettendo in contatto progettisti conalte professionalità, ingegneri, geometri, periti, impiegati amministrativi,
contabili, capi area, capi commessa, capi squadra, muratori, carpentieri,
manovali. Ogni persona ha la sua importanza ed il suo ruolo e la più importante
tra le figure professionali non può fare a meno dell’ultimo dei manovali. Così,
nelle relazioni dirette, e non in lavoro agile, si realizzano opere, che resistono al
tempo e danno valore e servizi.
Le Costruzioni si realizzano anche mediante uno straordinario movimento di
mezzi, attrezzature, prodotti e persone che tutti i giorni raggiungono luoghi di
lavoro diversi, oppure che si organizzano in baraccamenti e mense per vivere
la loro esperienza da trasfertisti, in siti dove alle volte non c’è nulla, e dove si
creano comunità temporanee anche di migliaia di persone.
Il compito di noi Imprenditori delle Costruzioni è organizzare tutto questo in
condizioni di massima sicurezza per la tutela e la salute delle persone che
lavorano, che sono il primo vero ed inalienabile patrimonio delle aziende, prima
ancora delle ragioni economiche che muovono l’attività di impresa.
Questo assai succinto quadro che sintetizza il rigore e la responsabilità di una
attività come questa e la sua organizzazione, è apparso subito assai poco
compatibile con le indicazioni del DPCM dello scorso 8 marzo, la cui parola
d’ordine è #iorestoacasa.
Il flagello che subiamo tutti con questa pandemia, ha fatto passare in secondo
piano il fatturato, le ragioni del profitto, l’organizzazione. Operai, impiegati,
collaboratori, hanno paura.
E’ responsabilità dell’Imprenditore delle Costruzioni tutelare la salute dell’intera
rete che ha queste relazioni e di limitare, concordemente a quanto disposto dal
Governo, gli spostamenti di persone mezzi e merci e dare un segnale
responsabile di tutela della salute pubblica a partire da quanto noi si possa fare
per questo obiettivo.
C’è chi ha scritto giustamente che le costruzioni hanno fame di commesse, ed
è vero, ma, rispondiamo noi, non ad ogni costo.
Esiste il limite non valicabile della tutela della salute pubblica, di quella dei
nostri lavoratori e collaboratori, e quella non può essere sacrificata alla
mancanza di presa di responsabilità di un Ministero rispetto ai suoi impegni nel
blocco temporaneo delle commesse pubbliche.
Gli Imprenditori delle Costruzioni, titolari di Imprese grandi e piccole, si stanno
prendendo le loro responsabilità, pur consapevoli dei danni economici che gli
deriveranno, sacrificandoli volentieri rispetto a dover sacrificare il loro personale
e i loro operai.
Concludendo queste mie considerazioni, ricordo che il sistema Associativo ha
chiesto al Governo e a tutte le Istituzioni un provvedimento generale di
sospensione dei lavori edili, non ritenendo possibile garantire nei cantieri la
sicurezza delle maestranze nel rispetto della salute pubblica, considerata
altresì la difficoltà di adattare indicazioni teoriche, dettate genericamente per
tutti i settori, alle specificità dell’attività edilizia.