Lettera Aperta di Marco Dettori, Presidente Assimpredil ANCE

Le Costruzioni sono una rete molto ampia di persone che, attraverso relazioni interpersonali dirette, realizzano commesse mettendo in contatto progettisti conalte professionalità, ingegneri, geometri, periti, impiegati amministrativi,

contabili, capi area, capi commessa, capi squadra, muratori, carpentieri,

manovali. Ogni persona ha la sua importanza ed il suo ruolo e la più importante

tra le figure professionali non può fare a meno dell’ultimo dei manovali. Così,

nelle relazioni dirette, e non in lavoro agile, si realizzano opere, che resistono al

tempo e danno valore e servizi.

Le Costruzioni si realizzano anche mediante uno straordinario movimento di

mezzi, attrezzature, prodotti e persone che tutti i giorni raggiungono luoghi di

lavoro diversi, oppure che si organizzano in baraccamenti e mense per vivere

la loro esperienza da trasfertisti, in siti dove alle volte non c’è nulla, e dove si

creano comunità temporanee anche di migliaia di persone.

Il compito di noi Imprenditori delle Costruzioni è organizzare tutto questo in

condizioni di massima sicurezza per la tutela e la salute delle persone che

lavorano, che sono il primo vero ed inalienabile patrimonio delle aziende, prima

ancora delle ragioni economiche che muovono l’attività di impresa.

Questo assai succinto quadro che sintetizza il rigore e la responsabilità di una

attività come questa e la sua organizzazione, è apparso subito assai poco

compatibile con le indicazioni del DPCM dello scorso 8 marzo, la cui parola

d’ordine è #iorestoacasa.

Il flagello che subiamo tutti con questa pandemia, ha fatto passare in secondo

piano il fatturato, le ragioni del profitto, l’organizzazione. Operai, impiegati,

collaboratori, hanno paura.

E’ responsabilità dell’Imprenditore delle Costruzioni tutelare la salute dell’intera

rete che ha queste relazioni e di limitare, concordemente a quanto disposto dal

Governo, gli spostamenti di persone mezzi e merci e dare un segnale

responsabile di tutela della salute pubblica a partire da quanto noi si possa fare

per questo obiettivo.

C’è chi ha scritto giustamente che le costruzioni hanno fame di commesse, ed

è vero, ma, rispondiamo noi, non ad ogni costo.

Esiste il limite non valicabile della tutela della salute pubblica, di quella dei

nostri lavoratori e collaboratori, e quella non può essere sacrificata alla

mancanza di presa di responsabilità di un Ministero rispetto ai suoi impegni nel

blocco temporaneo delle commesse pubbliche.

Gli Imprenditori delle Costruzioni, titolari di Imprese grandi e piccole, si stanno

prendendo le loro responsabilità, pur consapevoli dei danni economici che gli

deriveranno, sacrificandoli volentieri rispetto a dover sacrificare il loro personale

e i loro operai.

Concludendo queste mie considerazioni, ricordo che il sistema Associativo ha

chiesto al Governo e a tutte le Istituzioni un provvedimento generale di

sospensione dei lavori edili, non ritenendo possibile garantire nei cantieri la

sicurezza delle maestranze nel rispetto della salute pubblica, considerata

altresì la difficoltà di adattare indicazioni teoriche, dettate genericamente per

tutti i settori, alle specificità dell’attività edilizia.