“ REAL CORP” a Roma, una Conference un po’ particolare

di Paola G. Lunghini

 
Si è chiusa ieri a Roma, dopo tre intensi giorni di lavori, la Conferenza REAL CORP 2013. Circa 350 i partecipanti ( giunti nella nostra Capitale da molti Paesi del mondo, dalla Serbia al Messico, dall’ Iraq alla Latvia, dalla Turchia alla Cina  ), 170 i paper scientifici presentati ( in diverse sessioni in contemporanea) ,  alcune Tavole Rotonde ( ad una  di queste sono stata invitata a parlare anch’ io),  una Cerimonia di Apertura che ha visto, tra i Guestspeaker, il caro amico Claudio Pancheri, CEO di Raethia  e ben noto nella real estate  community italiana. E una sessione plenaria con due Keynote  Speeches di cui dirò infra.
Allora, CORP è una realtà associativa che, da Vienna dove è nata nel 1996, raduna oggi  circa 500 pianificatori ( e pianificatori soltanto) : professionisti, accademici e PA. Pianificatori che si occupano di urbanistica, di trasporti, di tecnologie dell’ informazione, di scienze sociali e ambientali, etc.
L’ ambiente è perciò molto interdisciplinare; ma il filo rosso che lo caratterizza – almeno per me che di real estate mi occupo- è l’ estrema “ teoricità” del concetto di pianificazione.
Una mezza giornata di partecipazione ai lavori di Roma mi ha consentito di capire che i pianificatori non teorizzano solo in Italia , ma ovunque. E  che tra questo mondo e il mio non c’è solo uno iato : a dividerli c’è un mare.  Nonostante qualche buona intenzione, i rilievi pratici mi sono parsi  infatti piuttosto rarefatti , e conditi anche con una bella dose di  “indifferenza ” a quelli che sono i temi del real estate : in primis, la valenza economica del nostro settore ( per non citare la globalizzazione degli investimenti immobiliari).
Per la sessione in cui sono stata personalmente coinvolta, poi, è stata un po’ la storia dell’ uovo e della gallina : è il real estate che “condiziona”  le città, o sono le città a condizionare il real estate ? Per carità, nulla di personale, ma non credo che ci si debba, oggi, “ fissare” su ciò. E io non sono molto d’ accordo sul concetto che « il vero real estate si fa in Cina, per costruire – nei decenni a venire – almeno 15 megalopoli con 25 milioni di abitanti» ( sai che vita!…) . E neppure sul concetto che la pianificazione debba avocarsi il ruolo di supremo decisore: «Come pianificare tenendo in considerazione il tempo, sia la storia del passato che lo sviluppo futuro? Come gestire il tempo -che non può essere pianificato-  e lo spazio in modo da pianificare le nostre città  e le nostre regioni?» .
Ah no, eh.
Fermi tutti, e ragioniamo piuttosto  su come migliorare la «vivibilità della nostra vita» , città o aree depresse che siano.
E, a proposito di aree depresse, centrale è stato – nella giornata di mercoledì 22 maggio – il discorso del Keynote Speaker Heini Staudinger , un imprenditore calzaturiero austriaco che in pochi decenni  da piccolo è diventato medio, portando le sue attività – di ottimo successo sul mercato – in una zona svantaggiata della Lower Austria ( le hanno anche loro, queste zone, eccome se le hanno).
Ebbene, questo signore ( oggi quasi sessantenne, grigio ma lungo- riccioluto e vistosamente di rosso abbigliato) ha raccontato la sua storia:  egli dà oggi  lavoro a 200 persone, e in Austria è diventato una specie di “ eroe nazionale”. Sapete perché? Perché – odiando egli il ricorso al credito per ampliare la propria azienda – qualche anno fa si inventò un “ crowd-funding “ tutto suo, prima che questa tecnica diventasse nota. Tra familiari, amici, conoscenti e dipendenti,  raccolse qualche milione di euro, la cifra che gli serviva , remunerando ogni “ investitore” con lo stesso tasso delle banche ( 4% circa, ndr). A un certo punto, però,  l’ Autorità austriaca di controllo sul pubblico risparmio di ciò si accorse, e gli comminò una sanzione amministrativa  ( nemmeno tanto, qualche decina di migliaia di euro, già scesa oggi a poche migliaia ). Che  egli si rifiutò e si rifiuta  di pagare, piuttosto vado in galera. Principio guida del “ caso” ( che, ripeto, è diventato nazionale e non solo) è il seguente : se la gente, di sua spontanea volontà, mi impresta dei soldi affinchè io possa portare un po’ di benessere in una zona in cui la gente non aveva niente,  perché devo essere punito? Sono le norme a essere sbagliate.
Una cosa è certa. Heini ( che ovviamente ho conosciuto) non si fa assistere da «avvocati da 500 euro all’ora » ( evidentemente in Austria, a certi livelli, le tariffe dei legali  sono più contenute che d noi, ndr) :  ci pensa da solo,  con il sostegno del suo “ popolo di investitori volontari”.  La battaglia è in corso, vedremo come andrà a finire…
Ultima annotazione su REAL CORP. Tutto si è svolto con il supporto, a Roma, della locale  Associazione Architetti  ( hanno partecipato ai lavori una ventina circa di delegati italiani ); e la venue era la “ Casa dell’ Architettura” . Ci siete mai stati? Una stupenda costruzione del 1885, nei pressi della Stazione Termini , restaurata negli anni ottanta , parecchio délabré, e anche parecchio sporchetta.
Che tristezza.