Regus lancia il franchising: Italia tra i Paesi pilota

Dopo le aperture di Milano Cortona, Roma Ostiense e Napoli Brin e il nuovissimo centro Europarco appena aperto a Roma Eur, Regus Italia si avvicina a festeggiare quota 60 sedi, con la possibilità di estendersi ulteriormente attraverso il franchising.

I vertici della multinazionale con sede a Lussemburgo hanno infatti selezionato l’Italia tra i Paesi che lanceranno un’inedita formula di hard franchising che, oltre ad offrire tutti i servizi utili alle aziende e ai professionisti clienti, prevede anche la gestione diretta del personale.

“Siamo alla ricerca di partner con le giuste competenze finanziarie e di leadership – commenta Mauro Mordini country manager Regus per l’Italia – per incrementare le nostre sedi. Siamo un brand con una profonda consapevolezza del mercato e comprensione delle esigenze del cliente, in grado di offrire agli affiliati la possibilità di partecipare in franchising alle prime fasi di sviluppo di un settore destinato a crescere. La rivoluzione dello spazio di lavoro è proprio dietro l’angolo. Grazie al nostro modello di franchising, offriamo l’opportunità ad altre realtà di farne parte”.

“La rapida evoluzione della tecnologia ha cambiato i limiti delle nostre possibilità – prosegue Mordini –. La rivoluzione che stiamo portando avanti, ricorda quanto avvenuto in altri settori con una serie di innovazioni dirompenti che hanno trasformato il nostro modo di vedere interi settori. Spotify per la musica, Uber o Lyft per i trasporti, Netflix per le serie TV e i film. Stiamo vivendo una rivoluzione tecnologica, ma nei prossimi tre-cinque anni vedremo un grande cambiamento. I millennial, prossimi ad entrare nel mondo del lavoro, sono cresciuti con queste innovazioni: per loro non ha molto senso affrontare uno spostamento anche di due ore per raggiungere una sede di lavoro”.

Nell’epoca della sharing economy, le aziende comprendono sempre più i vantaggi finanziari e organizzativi di una strategia flessibile per lo spazio di lavoro: riduzione dei costi immobiliari e possibilità di concentrarsi sul proprio core business, anziché sulla gestione degli immobili.

Le grandi aziende possono diventare agili, inserire rapidamente i dipendenti in un nuovo mercato, senza incorrere in locazioni di lunga durata ed elevati costi di trasferimento.

Questa tendenza è testimoniata dai risultati di un recente sondaggio IWG il gruppo di cui Regus fa parte, condotto su oltre 18.000 leader aziendali di 96 paesi tra cui l’Italia. Dalla ricerca è emerso che ogni settimana il 70% dei dipendenti lavora in un luogo diverso dall’ufficio per almeno un giorno; più della metà (il 53%) lavora da remoto per metà settimana o più, mentre uno su 10 (l’11%) lavora fuori dalla sede principale della propria azienda cinque volte alla settimana.

Lo stesso sondaggio ha evidenziato inoltre i diversi vantaggi strategici del lavoro flessibile:

l’89% ha dichiarato che il lavoro flessibile aiuta l’azienda a crescere (rispetto al 68% del 2016);

l’89% ha affermato che il lavoro flessibile consente agli imprenditori di ottimizzare i costi;

l’87% ritiene che il lavoro flessibile aiuti l’azienda a restare competitiva;

l’83% ritiene che il lavoro flessibile aiuti l’azienda a massimizzare i profitti (rispetto al 67% che nel 2016 ha affermato che migliorava le vendite);

l’80% ha dichiarato che permettere ai dipendenti dell’azienda di lavorare da qualsiasi angolo del mondo è stato utile per assumere e conservare i talenti migliori (rispetto al 64% nel 2016).

Il sondaggio è stato proposto ogni anno nell’arco degli ultimi dieci anni e, da due anni questa parte, le cifre sono aumentate del 15-20%. Con questo trend, il 100% delle aziende a livello mondiale si affiderà al lavoro flessibile come vantaggio strategico nei prossimi tre anni.

Fonte : Company