Torino , terza città italiana per numero di compravendite, ma il valore degli immobili acquistati resta fra i più bassi

Dopo Roma e Milano, Torino è la terza città italiana che ha chiuso il 2019 con il numero più alto di compravendite immobiliari (13.500). Sicuramente un buon risultato anche se l’analisi che Immobiliare.it ha presentato il 20  febbraio  in occasione del seminario organizzato insieme ad ASPESI Torino,la branch subalpina dell’Associazione Nazionale delle Società Immobiliari, e Intesa Sanpaolo Casa – la società di mediazione e intermediazione immobiliare del Gruppo Intesa Sanpaolo – rivela un risvolto della medaglia non altrettanto positivo. Secondo lo Studio, infatti, fra le città che hanno chiuso il 2019 col maggior numero di compravendite, Torino è penultima per valore delle case, con una media di 178 mila euro a unità, seconda solo a Palermo (127.000 euro).

Questi dati aprono la strada a più evenienze che si riflettono proprio nel titolo del seminario, “Rigenerazione del territorio: Industria, Università, Immobiliare e Turismo. I driver per Torino nuova meta italiana degli investimenti”. Rigenerare il territorio, e con esso gli immobili troppo vecchi e inadatti alle esigenze dei nuovi compratori, diventa una necessità se si vuole far ripartire il mercato anche in termini di valori.

Guardando alla composizione del patrimonio immobiliare torinese, infatti, si nota come la stragrande maggioranza delle abitazioni è stata costruita prima delle leggi antisismiche del 1971 e che gli immobili di valore più alto contano fra i tre e i quattro locali, tagli troppo grandi per una domanda che ormai si rivolge per lo più a bilocali.

Nonostante ciò il legame dei torinesi con la casa è ancora forte e lo dimostra proprio il numero di compravendite sopra citato.

Per quanto riguarda le ricerche immobiliari, il 52% vorrebbe comprare casa per sostituire la sua abitazione attuale, alla ricerca di un taglio migliore e più adatto alle esigenze, mentre il 43% è alle prese con la prima casa. Il restante 5% cerca come investimento, dato ancora molto basso rispetto ad altre città come Milano, che mostra la mancata redditività che si attribuisce agli immobili torinesi, poco appetibili per chi ha un budget da investire.

Così come nelle città più grandi, anche Torino sta vivendo la virata delle nuove generazioni verso la scelta di una locazione: i più giovani, fra i 18 e i 35 anni, si rivolgono a questo mercato nel 74% dei casi mentre il 60% delle ricerche nella fascia d’età tradizionalmente più legata all’acquisto, quella di chi ha fra i 36 e i 55 anni, ha come oggetto un immobile in affitto.

«I nuovi insediamenti residenziali combinano l’autonomia dell’abitazione privata con i vantaggi di servizi, risorse e spazi condivisi – ha dichiarato Marco Crespi, Presidente ASPESI TorinoI benefici non sono soltanto di tipo socioeconomico ma anche ambientale. Ne deriva che lo spazio abitativo di qualità verrà assicurato soltanto da immobili di nuova generazione. Per rendere possibili tali modelli abitativi si deve necessariamente ragionare in termini di premialità, sia pur disciplinate dal rispetto di precise condizioni. Queste potranno derivare dalla nuova legge urbanistica regionale, attualmente in gestazione, alla quale ASPESI Torino sta attivamente e organicamente collaborando».

Fonte : Nota  congiunta