URBACT alla “Biennale dello spazio pubblico”. A Roma la settimana prossima i casi italiani del programma europeo sullo sviluppo sostenibile

L’Italia è il Paese con il maggior numero di città coinvolte (70) in URBACT. Si tratta del principale programma dell’Unione europea sullo sviluppo urbano sostenibile. Giunto alla sua terza edizione, finanzia azioni di miglioramento della governance delle sfide urbane, chiedendo alle amministrazioni locali che vi partecipano di coinvolgere cittadini e stakeholder. Nel nostro Paese il riferimento nazionale è l’Anci.

Nel corso dell’evento conclusivo della quinta edizione della Biennale dello spazio pubblico, il prossimo 30 maggio al Dipartimento di Architettura di Roma Tre (ex Mattatoio), verrà presentato lo stato di attuazione del programma e alcuni progetti ed esperienze in corso di attuazione nel nostro Paese. In particolare i temi su cui l’Italia si sta distinguendo particolarmente sono la gestione degli spazi pubblici e dei beni comuni, l’inclusione delle fasce più deboli, la rigenerazione dei piccoli centri storici, la promozione di imprese creative, la valorizzazione del patrimonio artistico e culturale. Si segnalano alcune città e alcuni progetti.

Ospedale Militare, Napoli

Napoli ha da pochi mesi terminato il lavoro condotto nell’ambito del network 2nd Chance, dedicato alla rigenerazione dei cosiddetti “giganti dormienti”, grandi strutture abbandonate o dismesse nei centri storici. Il network, che ha visto tra le altre la partecipazione di Bruxelles, Porto e Liverpool, si è focalizzato in ciascun territorio sul recupero di una grande struttura dismessa: nel caso di Napoli l’ex Ospedale Militare dei Quartieri Spagnoli, inserito pochi giorni fa tra le opere di riqualificazione che saranno finanziate dal Contratto istituzionale di sviluppo tra Governo, Regione e Comune che stanzia 90 milioni di euro per il recupero di numerose strutture cittadine. Attualmente Napoli sta anche guidando il network URBACT Civic Estate, che trasferisce ad altre città europee come Amsterdam e Barcellona il modello di gestione condivisa dei beni comuni e in particolare la delibera sugli usi civici, che fa favorito il recupero e la gestione condivisa di strutture come l’Asilo Filangieri, l’ex Opg e tante altre.

Torino sta partecipando con il suo Urban Lab alle attività del network ALT/BAU che replica il modello di Chemnitz di riutilizzo del patrimonio dismesso di edilizia sociale in centri e periferie delle
città: l’obiettivo è quello di scambiare esperienze sulle modalità di governo di tali processi, su come creare una “Housing Agency for Shrinking Cities”, sul modello di quella realizzata nella città tedesca, e coinvolgere attivamente amministrazioni locali, mondo del real estate e cittadini nella rigenerazione di queste strutture.

Bari ha visto premiata l’esperienza di rigenerazione di Spazio 13, ex complesso scolastico nel quartiere periferico di Libertà trasformato in centro di innovazione e nuovo spazio pubblico aperto alla comunità.
Tale esperienza è stata condotta nell’ambito della rete Com.Unities.Lab, che replica il modello di Lisbona di riattivazione dei quartieri sensibili attraverso il finanziamento per la creazione di nuovi hub di comunità e imprese sociali.

Mantova è attiva nel network Int-Herit sulla rivitalizzazione del patrimonio artistico e culturale della città, con particolare attenzione al recupero di alcune strutture come Palazzo Te e Pescherie di Giulio Romano che il progetto URBACT ha accompagnato verso la realizzazione offrendo strumenti metodologici per favorire l’implementazione dei piani locali che vedono la valorizzazione di tali strutture al centro di un discorso più ampio che promuove sostenibilità e coinvolgimento civico nella gestione del patrimonio.

La città metropolitana di Bologna sta lavorando con Lodz e le altre città del network Urban Regeneration Mix per favorire il coinvolgimento dei cittadini nelle azioni di rigenerazione urbana. Il modello della città polacca è al centro dell’azione di scambio che punta a ridare vita a una serie di edifici storici e post-industriali con strategie innovative e partecipate.
Isernia è al lavoro con Altena e gli altri piccoli centri di Regrow City per il rilancio del centro storico in realtà di piccole e medie dimensioni, attraverso la creazione di nuovi hub di comunità e il coinvolgimento di giovani e cittadini attivi nel riuso di negozi abbandonati con la creazione di pop up shop e altre azioni temporanee che promuovono un diverso uso di spazi pubblici e privati.

il centro di Udine


Udine sta esportando in altre città europee il suo modello di promozione del gioco come elemento di aggregazione civica, coesione sociale e utilizzo degli spazi pubblici attraverso azioni di placemaking. L’azione parte dal riutilizzo di una struttura trasformata in Ludoteca comunale, che attorno a sé ha creato un nuovo spazio pubblico come accaduto anche nell’ex Macello trasformato in Archivio italiano dei Giochi.

Siracusa sta intervenendo sulla rigenerazione di un edificio dismesso per renderlo casa delle associazioni, seguendo il modello di Riga promosso nel network Active NGOs che prevede la creazione di strutture di attivazione civica che favoriscano al contempo inclusione e rigenerazione urbana.

Roma sta esportando ad altre città europee il suo modello di promozione degli orti urbani, che favoriscono il riuso di numerosi terreni dell’ampio patrimonio agricolo urbano della Capitale e il coinvolgimento di categorie deboli e cittadini attivi nella cura condivisa di questi spazi. Tale esperienza, regolamentata a livello locale da una serie di regole che si sta traducendo ed esportando in altri paesi, si collega al tema della gestione dei beni comuni.

Potenza ha lavorato con URBACT alla rigenerazione del centro storico e di numerose aree verdi a ridosso del centro cittadino per favorirre la condivisione da parte dei cittadini delle strategie per la resilienza urbana nell’ambito del network Resilient Europe, che ha terminato le sue attività nel 2018.

il centro di San Donà di Piave

San Donà di Piave ha guidato un network URBACT dedicato alla rigenerazione dei centri storici di città di piccole e medie dimensioni, attraverso il riuso di spazi pubblici e il coinvolgimento dei cittadini nel riuso di gallerie commerciali e nella definizione di strategie condivise di promozione culturale della città.

La Biennale dello spazio pubblico è promossa dall’Istituto Nazionale di Urbanistica (INU) assieme alla sua sezione regionale del Lazio, dal Consiglio Nazionale Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori (CNAPPC), dal Dipartimento di Architettura di Roma Tre, dalla sezione regionale del Lazio dell’Istituto Nazionale di Architettura (IN/ARCH), dall’Associazione Italiana Architettura del Paesaggio (AIAPP), dall’Associazione Italiana per l’Ingegneria del Traffico e dei Trasporti (AIIT) e dalla Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta (FIAB), e vede la collaborazione dell’Accademia di Belle Arti di Roma. E’ confermata come negli anni scorsi la collaborazione di UN – Habitat, il Programma delle Nazioni Unite per gli insediamenti umani, che sarà partner internazionale. L’evento conclusivo si svolgerà al Dipartimento di Architettura di Roma Tre dal 30 maggio al 1° giugno. Il tema di quest’anno, “Incontri”, sarà declinato nei sottotemi Verde pubblico, arte pubblica e mobilità sostenibile. Nella tre giorni romana si svolgeranno incontri, workshop, laboratori, mostre, accomunati dal filo rosso costituito dalle tematiche scelte e dall’obiettivo di arrivare a conclusioni utili per il miglioramento della qualità dello spazio pubblico a tutti i livelli, dalla scala locale a quella internazionale, come contributo al raggiungimento dell’impegno contenuto nell’Agenda 2030 e sottoscritto nel 2015 dai governi dei Paesi membri dell’Onu: assicurare a tutti entro il 2030 spazi verdi e spazi pubblici sicuri, inclusivi e accessibili, soprattutto per donne, bambini, anziani e disabili.

Nelle immagini:
Ospedale Militare, Napoli,
il centro di San Donà di Piave
il centro di Udine

Fonte : Biennale spazio pubblico